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Confessione e rimozione.
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Nel percorso di ????? (teshuv?), di ritorno a D.o, di autoanalisi e di correzione dei nostri comportamenti in procinto di Yom Kippur e per tutto il futuro che ci aspetta la confessione dei propri errori, il ????? (viddui), occupa un posto necessario ?di fondamentale consapevolezza. La cultura occidentale vede nella confessione il momento catartico durante il quale, attraverso il racconto del proprio comportamento sbagliato, possiamo ?ritornare allo stato di limpidezza precedente i nostri errori. Per l?ebraismo il viddui tocca corde pi? profonde dell?animo umano e soprattutto non lascia spazio agli innumerevoli tentativi di fuga che ogni giorno, ciascuno di noi mette in atto per fuggire la responsabilit? rispetto ad azioni che non erano da commettere o semplicemente anche rispetto al senso di colpa che questi stessi atti fanno nascere. Eppure il senso di colpa ? la prima porta di teshuv?, ? il primo segnale di una moralit? non sopita, di una purezza non persa del tutto. La persona che non ha sensi di colpa ? destinata ad essere arrogante, ?? destinata ad essere giudice altrui e mai giudice proprio, condannandosi di fatto ad una eterna giustizia privata che ha poco a che fare con la giustizia reale e condivisa. Dal senso di colpa, dalla sensazione anche lontana di aver commesso un errore non dovremmo fuggire, anzi dovremmo ascoltarla e farci condurre cos? al secondo passo spirituale e psicologico della nostra teshuv?: la riflessione sui nostri giorni passati.? Saper contare i propri giorni, parafrasando il salmo 90, significa saperli vivere senza sprecarli, senza annullare la carica morale che il tempo e l?esperienza portano con loro. Saper contare i giorni passati significa avere coscienza anche dei momenti sprecati, che in virt? della rinnovata coscienza non sono pi? tali. L?avere conoscenza dei propri errori non pu? essere un semplice esercizio di memoria ma deve diventare viddui, confessione e ?ammissione di una realt? ?palese che va metabolizzata e superata affinch? non si tramuti in un abitudine.? Il rischio della rimozione costante della memoria delle nostre colpe ? quello di perdere la capacit? di distinzione tra bene e male in ogni atto della nostra vita poich? la rimozione dei nostri errori, un giustificazionismo poco limpido e l?incapacit? di autoanalisi riducono la nostra percezione del male, la nostra capacit? di inorridire davanti al male, la nostra forza morale di ribellione di fronte al male stesso, sia esso privato che collettivo, sia esso parte della nostra societ? che parte della nostra vita di individui. Saper confessare le nostre colpe, saperlo fare davanti a D.o e soprattutto davanti a noi stessi significa non accettare l?idea che tutto possa avere un suo perch? ed una sua ragion d?essere: dall?assassinio al ladro, dalla corruzione alla falso in bilancio, dal razzismo alla maldicenza. Scrive Rav Hirsch, il grande maestro tedesco del 1800, che una volta che abbiamo riconosciuto i nostri errori la confessione a noi stessi ed a D.o degli stessi errori ? moralmente necessaria per? comprendere anche la portata delle conseguenze di quello che abbiamo fatto, di contro la rimozione degli stessi errori, toglie a noi la visuale di queste conseguenze. ?Comprendere ?il male fatto significa per rav Hirsch fare i conti con se stessi ???? ??? e riparare con ogni mezzo il male che si ? fatto.?? Non esiste ?senso in un digiuno di Yom Kippur con gli occhi pieni di fastidio, di intolleranza per il proprio vicino, il prossimo o colui che semplicemente vive ad un passo da noi. Sempre pi? spesso nella nostra generazione ascoltiamo dichiarazioni generali ed universalistiche del tipo: ?Amo il popolo ebraico!? ?Amo Israele!??”Amo l’umanit?”. Queste dichiarazioni, seppur nobili e di grande importanza, non rispondo al richiamo del Levitico 19,18: ? Ed amerai il prossimo tuo come te stesso.? L?umanit? per poter raggiungere un alto livello morale ha bisogno che il nostro?prossimo sia amato. Quello che incontriamo ogni giorno, quello con il quale dobbiamo condividere lo spazio vitale della nostra citt?, della nostra regione, del nostro mondo. Quello che ? appena al di l? del nostro naso. Quella goccia nel mare che fa sempre la differenza.
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