Il messaggio ebraico dell?inverno

di Rav Yitzhak Rapoport

Ci troviamo adesso nel periodo invernale, un periodo di ?riposo? dai chaghim (feste). L?anno secondo la Torah inizia in primavera, assieme alla festa di Pesach e finisce in autunno con Sukkot e Shemin? Atzeret. Abbiamo ovviamente Hanukkah e Purim, le feste istituite dai Rabbini, per? si sente in un certo modo una forma di vuoto durante l?inverno.

Vorrei quindi spiegare il messaggio di questo vuoto invernale riguardo alle feste.

Come gi? detto in precedenti articoli, la parola ?festa? non esiste in ebraico. I ?chaghim? non sono ?feste? come le si intendono in occidente. Il termine non ? connesso ad un concetto di santit? o di qualcosa di eccezionale. La parola ebraica ?chag? significa ?ruota? e si riferisce al carattere di unit? e solidariet? nel quale la festa dovrebbe essere celebrata quel giorno, che porta cos? un significato unico nella storia del nostro popolo. A Pesach HaShem ci ha liberati dalla schiavit? in Egitto. A Shavuot abbiamo ricevuto la Tor? sul Monte Sinai e abbiamo portato, ogni anno, un cesto pieno di frutti al Tempio di Gerusalemme. Per Sukkot ci ricordiamo della fede e fiducia dei nostri antenati per HaShem, che sono usciti nel deserto e hanno vissuto in capanne (Sukkot) per ordine di HaShem. Uno degli scopi di ogni chag, ? quello di unire il popolo ebraico attorno alla nostra storia comune. Per questo motivo, la Torah usa il termine ?chag?, cio? ruota, che in realt? non ha molto a che fare con la parola ?festa?.

Il ?chag? viene nella Tor? chiamato anche ?reghel?, che significa pellegrinaggio a Gerusalemme. L?unit? di un popolo si raggiunge al meglio nel luogo che ? il pi? importante per la storia di quella nazione. Il Monte del Tempio a Gerusalemme, dove oggi si trova la moschea, ? il luogo pi? importante per la storia del nostro popolo. Sul Monte del Tempio, Abramo e Isacco hanno avuto la loro prova di fede: quando HaShem ha detto ad Abraham, che deve donare in offerta suo figlio Yitzhak sull?altare. Il Monte del Tempio a Gerusalemme ? anche il luogo dove il nostro avo Yaakov ha avuto il suo sogno della scala, che unisce la terra al cielo. Yaakov successivamente ottiene il nome Israel da HaShem. Israel, che ? il primo e pi? vero nome del Popolo Ebraico, cio? ?figli di Israele?.

Read more

Abbracciare con orgoglio le proprie radici ebraiche in Polonia

di Brian Blum

Krzysztof Sadowski non era scioccato quando sua nonna, tre mesi prima di mancare, ha rivelato alla sua famiglia di essere ebrea. Piuttosto “ero molto orgoglioso” ci dice, “perch? sapevo di appartenere ad una nazione?con pi? di 4000 anni di storia e una cultura molto profonda”.

La storia di Sadowski ? emblematica della rinascita ebraica in Polonia. Nel momento in cui la generazione sopravvissuta alla Seconda guerra mondiale sta iniziando a mancare, sempre pi? persone rivelano alle nuove generazioni le loro origini nascoste ebraiche.

182078_104342152977864_477196_n-300x168

Nel caso di Sadowski, fu sua bisnonna ad essere convertita al cattolicesimo, ma “non ha mai dimenticato chi fosse” ci dice. Anche se con dedizione trasmise l’eredit? ebraica familiare a sua nonna, quest’ultima lo tenne nascosto. (“Erano gli anni del comunismo in Polonia e la gente aveva paura di parlare del periodo prima della guerra” racconta Sadowski). Per ironia, la nonna ha raccontato la verit? alla sua famiglia durante una cena di Natale.

Sadowski ? giovane, ha appena finito il liceo. Vive con i genitori nella cittadina di Opole, non lontano da quello che era una importante metropoli ebraica – Breslavia, e a tre ore di treno da Cracovia. Grazie al padre ferroviere, che gli procura “biglietti meno costosi” racconta sorridendo, si pu? recare spesso alla Comunit? Ebraica di Cracovia, dove lavora il nostro emissario Rav Avi Baumol. Grazie a Shavei Israel, Sadowski vorrebbe anche visitare Israele, viaggio che lo emoziona molto.

Read more

Pesach ? che tipo di libert?

Di Rav Yitzhak Rapoport

Chiamiamo Pesach la chag ha-cherut ? festa della libert?. HaShem ha liberato gli ebrei dalla schiavit? in Egitto, donando loro la Torah, con le sue 613 mitzvot. Questo si chiama libert?? Uno schiavo costretto al duro lavoro ovviamente riesce ad apprezzare la sua liberazione, ma le sue sensazioni, per noi che viviamo 3300 anni dopo, hanno qualche senso? Non siamo mica costretti a niente noi!
Dobbiamo capire che la libert? non ? oggettiva ? la quintessenza della libert? ? uno stato mentale ed emotivo. Una persona, che si trova spesso sotto stress a causa della mancanza di denaro, della sua scarsa educazione ecc., ugualmente non ? una persona libera. E? uno schiavo delle sue necessit?, quindi uno schiavo mentale. E non importa se si tratti di una dipendenza dalle sigarette o da qualsiasi altra cosa. Qualsiasi urgenza o desiderio fanno della persona uno schiavo. Read more