Le misure della Sukk?, le misure del nostro spazio.

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La normativa ebraica ? molto precisa rispetto alle misure della sukk?, mitzv? tra le pi? coinvolgenti e fisicamente impegnative del calendario ebraico.
Apre la discussione il trattato della Mishn?, Sukk? 1,1, dicendo: ?Una sukk? alta pi? di 20 amot ? invalida.? Ovviamente segue subito la contro riflessione halachica di rabbi Yehuda che invece permette una sukk? alta pi? di venti amot, ovvero pi? alta di circa 11 metri.
Dove ed in cosa si manifesta la differenzatra le due opinioni? I commentatori della Mishn? ci portano alla fonte ovvero al teso biblico, dove ? detto: ? Celebrerai per te la festa di Sukkot per sette giorni? (Deuteronomio 16, 14). Questa dimensione temporale limitata, i sette giorni della festa, per alcuni commentatori, definisce la sukk? come residenza temporanea, che quindi non pu? essere alta pi? di dieci metri altrimenti avrebbe bisogno di una stabilit? tale da diventare una residenza fissa cio? una costruzione con una struttura pi? alta di dieci metri. Questo ? il punto interpretativo di rabbi Yehuda che vede nella sukk? una residenza stabile per i sette giorni della festa e quindi con la possibilit? di essere alta pi? di dieci metri.
Il filo logico di questa interpretazione, tra residenza temporanea al di sotto dei dieci metri d?altezza, e residenza stabile, che pu? essere pi? alta di dieci metri, ? comune a molti commentatori della Mishn?: Rambam, Rav Ovadya da Bertinoro e i Tosafot che sottolineano come la presenza di 20 amot obblighi una persona a porre pareti e strutture forti e stabili su di una costruzione che dovrebbe, invece, richiamare la fragilit?.
La smisurata altezza della sukk? di fatto snatura una mitzv? che ? legata agli spazi e dove ogni singolo spazio significa, definisce e determina. Ci? che ? troppo alto, ampio e innalzato fa perdere il senso degli spazi e della stabilit?, quasi come se una altezza fuori misura renda fuori misura lo sguardo dell?uomo all?interno della sukk?, ovvero all?interno del mondo nel quale usciamo a vivere per sette giorni.
In questo senso leggerei la Ghemar? di Sukk? 2a: ? Insegna Rava: ?E? scritto nella Tor?: ?Affinch? sappiano le vostre generazioni future che in sukkot ho fatto risiedere i figli di Israele quando li ho fatti uscire dalla terra di Egitto, Io sono l?Eterno vostro Dio.? (Levitico 23, 43) Fino a quando risiede in una sukk? alta meno di 20 amot, la persona ? cosciente di abitare in una sukk?, al di sopra delle venti amot, nessuno si rende conto di risiedere in una sukk? perch? ?l?occhio non ha controllo su di essa.? Torna nella Ghemar? il senso dello sguardo con un nuovo spunto di riflessione: la coscienza del nostro spazio nella Storia, nella societ? e nella sukk? stessa.
Quando la Tor? ci impone la mitzv? della sukk?, la lega al ?sapere?, all?avere una coscienza storica del nostro percorso come popolo: ??Affinch? sappiano le vostre generazioni future che in sukkot ho fatto risiedere i figli di Israele quando li ho fatti uscire dalla terra di Egitto, Io sono l?Eterno vostro Dio.? (Levitico 23, 43). Non si tratta, come per altre mitzvot, di un ricordo storico, bens? di una coscienza storica: le future generazioni che non hanno conosciuto l?uscita dall?Egitto entrando in sukk? sapranno e vivranno quello spazio con la sua fragilit? ma anche il potente messaggio nascosto in esso.
Nel momento in cui la sukk? ? troppo alta perde il senso della propria fragilit? e porta con s? messaggi distorti e rischiosi. Potremmo pensare che una sukk? piccola sia invece il miglior luogo di espressione per questi stessi messaggi, ma non ? cosi perch? esistono misure minime al di sotto delle quali l?halach? invalida una sukk?: sotto una altezza 82 centimetri e larghezza di 58 per 58 centimetri lo spazio della sukk? non ? accettabile.
Abbiamo limiti verso spazi troppo ampi e limiti verso spazi troppo angusti. Abbiamo confini per ego spropositati e limiti al di sotto dei quali una personalit? non deve essere annullata. Perch? la sukk? ? una palestra spirituale e mentale tra ego e personalit?, tra spazio delle cose e spazio della persona. Costruire una sukk? a fine stagione del raccolto, viverci per sette giorni, richiamando quindi i gesti di una cultura contadina ancestrale significa allenare le nostre anime ed i nostri cervelli al senso del limite, significa affermare con una mitzv? pubblica, invasiva, esteriore e visibile che noi crediamo fermamente nel lavoro dell?uomo ma crediamo ancora pi? fermamente nella onnipotenza di Dio, vera fonte di ogni frutto, prodotto della terra e di ogni tipo di ?raccolto? lavorativo. Entriamo, in una stagione avviata verso le piogge, in una sukk?, in una residenza fragile ed instabile per educarci al limite, per imporre alla ?cosa? ovvero all?ego il senso della ?persona? ovvero della spiritualit?, di uno sguardo che vada al di l? della struttura-sukk? perch? di fatto ha coscienza delle misure della stessa struttura. Una sukk? fuori misura renderebbe ogni sguardo non cosciente, senza limiti, pronto a toccare il senso dell?onnipotenza ed a farlo proprio, nutrendo in questo modo l?essere ?cosa?, ovvero l?ego, e non affinando la personalit?, cio? l?essere persona, l?essere umano dotato di coscienza e capacit? di comprensione.
Di contro una sukk? troppo piccola, oltre ad essere scomoda per la stessa osservanza della mitzv?, andrebbe a schiacciare la persona, a calpestare la personalit? ovvero il giusto spazio che essa deve occupare nel mondo in termini di produttivit?, presenza morale, culturale, sociale: in una sukk? troppo piccola lo spazio umano sarebbe nullo, mentre la Tor? ci chiede di esprimere in termini positivi questo spazio.
Nella distanza tra ego e personalit?, tra persone e cose si sviluppano le misure della sukk?.
L?ego, qualunque sia lo spazio nel quale si esprime ? chiaramente l?elemento fuori misura, inaccettabile, l?ostacolo ad ogni condivisione umana di spazi e di coscienza della presenza di Dio in questi spazi.
La personalit? ? invece la misura di questi spazi tutti umani e quindi tutti diversi tra loro dove la relazione con Dio e con gli altri non trova ostacoli, ma si esprime con misure diverse, tutte kasher.
Pi? ancora che la misure della sukk? ci? che richiama il messaggio morale che essa ci trasmette ? l?ombra della sukk?, un?ombra che ? un chiaro richiamo a Dio, Ombra per eccellenza, fresco riparo per ogni affanno umano. Continuando a scorrere le parole della stessa pagina della Ghemar? citata prima arriviamo all?opinione di rabbi Zera che afferma: ?Fino ad una altezza di venti am?t, la persona siede all?ombra della sukk?, al di sopra delle venti am?t la persona siede all?ombra delle pareti e non della sukk??, ovvero del tetto, lo schach della sukk? che ? l?essenza della mitzv? stessa.
L?ombra del tetto della sukk? diviene in questo modo il simbolo di una identit? ebraica ?personale? che si fa ombra con valori ebraici reali, condivisi, moralmente esemplari, eticamente validi. Le pareti della sukk? sono, invece, solo gli strumenti che reggono questi valori e l?ombra di una identit? strumentale, che profitta dei valori ma non li fa propri e che si esprime attraverso i mezzi perdendo di vista lo scopo o avendo altri scopi al di l? della morale ? l?espressione non valida per ogni tipo di sukk?, perch? non si tratta di una misura personale, bens? personalistica.