Il commento di Eitan Della Rocca a Pesach.
Chag Sameach!
Per i nostri fratelli perduti
Il commento di Eitan Della Rocca a Pesach.
Chag Sameach!
Di Rav Yitzhak Rapoport
Chiamiamo Pesach la chag ha-cherut ? festa della libert?. HaShem ha liberato gli ebrei dalla schiavit? in Egitto, donando loro la Torah, con le sue 613 mitzvot. Questo si chiama libert?? Uno schiavo costretto al duro lavoro ovviamente riesce ad apprezzare la sua liberazione, ma le sue sensazioni, per noi che viviamo 3300 anni dopo, hanno qualche senso? Non siamo mica costretti a niente noi!
Dobbiamo capire che la libert? non ? oggettiva ? la quintessenza della libert? ? uno stato mentale ed emotivo. Una persona, che si trova spesso sotto stress a causa della mancanza di denaro, della sua scarsa educazione ecc., ugualmente non ? una persona libera. E? uno schiavo delle sue necessit?, quindi uno schiavo mentale. E non importa se si tratti di una dipendenza dalle sigarette o da qualsiasi altra cosa. Qualsiasi urgenza o desiderio fanno della persona uno schiavo. Read more
Rav Pinchas Punturello
Ed ho anche udito i gemiti de? figliuoli d?Israele che gli Egiziani tengono in schiavit?, e mi son ricordato del mio patto. Perci? di? ai figliuoli d?Israele: Io sono l?Eterno, vi sottrarr? ai duri lavori di cui vi gravano gli Egiziani, vi emanciper? dalla loro schiavit?, e vi redimer? con braccio steso e con grandi giudizi. E vi prender? per mio popolo, e sar? vostro Dio; e voi conoscerete che io sono l?Eterno, il vostro Dio, che vi sottrae ai duri lavori impostivi dagli Egiziani. E v?introdurr? nel paese, che giurai di dare ad Abrahamo, a Isacco e a Giacobbe; e ve lo dar? come possesso ereditario: io sono l?Eterno.
Esodo 6,5-9.
La redenzione ( Gheul?) cos? come ci viene rivelata in questi versetti, non ? un unico atto onnicomprensivo, bens? una serie di quattro diverse tappe che formano un processo storico. Read more
“Un bambino ? orfano quando non ha i genitori in vita. Una nazione quando non ha con s? i suoi figli.” Questo ? uno dei meravigliosi insegnamenti che ci ha lasciato il rebbe di Ponevezh. Questa ? la tragedia che stiamo vivendo in ogni casa, strada, angolo di vita dello Stato di Israele e di tutta la Diaspora Ebraica. Almeno di quella Diaspora cha sento quello che sente il popolo ebraico della terra di Israele: la necessit?, la necessit? fisica e spirituale di mettere da parte ogni differenza perch? il dolore che stiamo provando ? enorme e toglie il fiato. Toglie il fiato ad ogni pensiero politico, ad ogni analisi tattica, ad ogni ideologia. E’ il tempo del dolore il nostro, il tempo del dolore e della riflessione, del lutto e della volont? che non ci sia mai pi? un lutto del genere per il nostro popolo. Perch? chi rapisce ed uccide tre adoloscenti, chi sostiene un Palestina libera ed ipotizza che tre ragazzi sono coloni e possono essere uccisi da movimenti di “resistenza”, chi crede che si tratti di un ennesimo momento di tensione tra Israele e Palestina, non ha capito nulla di quello che stiamo vivendo. Noi ebrei di Israele siamo la cartina al tornasole della libert? del mondo. Siamo una piccolo striscia di carta, un piccolo popolo su una piccolo terra che per? ? misura del senso democratico e del diritto del mondo. Noi siamo le ragazze nigeriane rapite dalla stessa violenza folle, noi siamo le donne violentate in Egitto, noi siamo i siriani massacrati nel silenzio, noi siamo le chiese bruciate in Africa. Noi siamo la prima linea di un Occidente troppo sicuro delle proprie libert? e troppo ottuso per non capire che le sue libert? passano per le nostre. Troppo superficiale per comprendere ?che se i nostril figli vengono rapiti ed uccisi, i nostril turisti massacrati in un Museo di Bruxelles, ?i nostril bambini trucidati mentre entrano a scuola a Tolosa questo significa la morte dell’Occidente e dei valori che con fatica abbiamo conquistato. Con l’assasinio di Gilad, Naftali e Eyal sono stati assassinati i diritti delle donne, delle minoranze religiose, delle differenze sessuali, delle differenze politiche. Hamas non ? un nemico di Israele. Hamas ? la frontier di un buio che ? alle porte delle nostre libere societ?. A noi la scelta: se aspettare che il coccodrillo mangi prima gli ebrei, le donne, i gay, i cristiani di questa regione, sperando che prima o poi sar? sazio e non mangi l’Occidente, oppure agire e sentire che i nosti figli, sono i figli del mondo e le nostre libert? sono le libert? del mondo. Anche del mondo palestinese, che non potr? mai essere “free” se resta in ostaggio di Hamas e delle follie che lo sostengono. Quelle follie che? alcuni attivisti pro Palestina? celebrano facendosi fotografare davanti ad un forno ricordando con gioia i crematori di Auschwitz o?altre follie?come quelle di chi continua a sostenere che i tre ragazzi erano coloni e che erano scomparsi, non rapiti e che la loro morte ? tutta da stabilire. Ed intanto il coccodrillo mangia sereno.
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“A child is an orphan when he has no parents. A nation is an orphan when it has no children.” The Rebbe of Ponevezh. May all the children of Israel be safe.
Il Seder di Pesach nei suoi ritmi e nelle sue quattro fasi e quattro coppe di vino si rif? al symposium greco-romano. Storicamente per? l?analogia tra banchetto romano e Seder di Pesach si ? mutata con la distruzione del Secondo Tempio nel 70 dell?E.V. Fino a prima della distruzione del Tempio il rito pasquale aveva come elemento centrale il korban pesach, il sacrificio pasquale, quindi, come nel simposio romano, solo alla fine del pasto, alla comissatio, si apriva una vera e propria discussione e riflessione sui testi, sulla cena e sul racconto dell?Esodo.? In un certo senso il Seder prima della distruzione del Tempio aveva una sua logica temporale che i Maestri hanno poi capovolto: ? infatti molto pi? logico che solo alla fine del pasto si ponessero le quattro domande del ?Ma Nishtana?, perch? solo dopo aver mangiato ci si rende conto che sulla tavola c?? solo matz? e non chametz, che si mangia solo il maror, che si intinge la verdura due volte e che si mangia stesi sul triclinio. Perch? i Maestri hanno capovolto i tempi del Seder ed hanno anticipato il racconto all?inizio del pasto e non pi? ?alla sua fine? Di fatto al nostro Seder, da circa duemila anni, manca l?elemento centrale ovvero il korban pesach, la vera mitzv? che caratterizzava il Seder dei nostri padri ed il racconto diviene di fatto l?elemento centrale, sia dal punto di vista educativo che da quello storico.? Noi raccontiamo prima, ricordiamo prima, studiamo prima e poi mangiamo. Noi poniamo le domande prima ancora di agire, perch? di fatto le nostre azioni, dopo la distruzione del Tempio sono limitate e prendono il loro senso solo nel ricordo e nella immedesimazione con la liberazione dalla schiavit? e l?uscita dall?Egitto. Oggi noi non abbiamo pi? la possibilit? di mettere in pratica la mitzv? del sacrificio pasquale ed il Tempio ? distrutto, per?? possiamo e dobbiamo ?investire tutte le nostre energie spirituali nel racconto, nello studio dell?evento storico della formazione e della liberazione del nostro popolo. L?empatia, la solidariet?, la condivisione identitaria, l?immedesimazione nella memoria della libert? sono gli elementi che caratterizzano oggi il nostro Seder di Pesach e sono oggi l?essenza della mitzv? che compiamo durante il Seder stesso.
Scrive rav Yosef Dov Solovietchik zzl: ?L?organizzazione del Seder, la sera di Pesach ? dedicata nella sua essenza a rinnovare l?esperienza dell?uscita dall?Egitto mentre nel resto dei giorni dell?anno noi abbiamo l?obbligo di ricordarla quotidianamente nelle nostre preghiere.? Il rinnovamento della memoria e dell?esperienza della memoria della libert? sono le caratteristiche degli eventi di Pesach: durante l?anno ne celebriamo il ricordo,a Pesach siamo parte dell?evento e non del ricordo. La sera del Seder le persone riunite intorno al piatto con erba amara, matzot, ?zampa d?agnello, uovo, charoset e carpas non sono solo dei celebranti ma sono studiosi, sono una comunit? che studia, insegna, riflette e forma se stessa attraverso la lettura dell?Haggad?. ?Nel Seder celebrato nel contesto comunitario l?individuo condivide con il suo prossimo non solo i suoi beni materiali bens? anche se stesso, il suo tesoro spirituale, le sue idee, le sue esperienze, le sue aspettative e speranze. La comunit? della sera del Seder ? una comunit? che studia, insegna, che si comporta secondo la dimensione pi? alta dell?amore. [?] Per creare una Comunit? di questo tipo sostengono i nostri maestri ci dovranno essere parole di Tor? in ogni pasto. ( Mishn?, Pirk? Avot 3,3.)? ( Rav Y.D. Solovietchik zzl) La vera sfida in vista della preparazione per Pesach non ? solo la kasherut e la impegnativa preparazione fisica alla festivit? con la eliminazione del chametz, la pi? alta sfida intellettuale ed identitaria di Pesach ? cogliere il pieno significato dell?essere liberi, dell?essere parte reale dell?evento storico e del sentire il legame con il nostro passato collettivo non perch? discendenti di schiavi perseguitati ma perch? figli di uomini e donne liberati da Dio per divenire un popolo responsabile.
??Quando noi dichiariamo ? in ogni generazione? noi sottolineiamo il nostro legame intimo con il passato e l?esperienza retrospettiva dell? evento passato, come se noi stessi? ne avessimo preso parte. Questa relazione rispetto alla storia ci obbliga a lodare e ringraziare il Padrone dell?Universo. Francamente questa halach? ? difficile da rispettare. Non ? cos? difficile mangiare maza o maror. ? In ogni generazione? per? non ? una mitzva legata al cibo, ? una sensazione, un sentimento, uno stato d?animo. Noi dobbiamo risvegliare i nostri sentimenti e sentire una qualsiasi vicinanza alla storia ebraica. Questa ? la partecipazione dell?uomo moderno vivente rispetto ad avvenimenti antichi nel tempo. La mitzv? di fatto pi? complicata?.(Rav Y.D. Solovietchik zzl). La preparazione fisica a Pesach non pu? non tener conto della grande sfida halachica che ci attende: ?Ricordare non per essere liberi, ma ricordare di essere ebraicamente liberi.