Portare il bene nel mondo – Il mese di Elul

E? cominciato il mese di Elul e, quest?anno, la parash? che ha aperto il Rosh Chodes ? stata quella di Ree.

Il versetto di apertura della parash? ? il famoso monito che recita: ?Guardate, io metto oggi davanti a voi la benedizione e la maledizione.? (Deuteronomio 11,26)

Davanti a noi, nel percorso che il mese di Elul segna per i prossimi trenta giorni, ma che in realt? ? il simbolo della vita di ogni persona, c?? la possibilit? di scegliere tra bene e male, tra benedizione e maledizione o come recita il versetto in ebraico tra ???? e ????.

La sola possibilit? di scelta, il solo fatto che Dio ci abbia donato la possibilit? di scelta, deve avere un presupposto di base.

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Dal primo di Elul ad Hoshana Rabba: sono solo con tutti gli altri.

Io credo in Dio e credo fermamente che Dio sia sempre pronto ad ascoltarmi. Sempre. Perch? le porte che accolgono il nostro ritorno ovvero la nostra teshuv? sono sempre aperte. Allora perch? i Maestri insistono cos? tanto sulla importanza del mese di Elul e della teshuv? compiuta in questi giorni ? Perch? le selichot, le preghiere penitenziali e di riflessione interiore, sono recitate durante il mese di Elul fino a Yom Kippur ( per essere poi ripetute la mattina di Hoshana Rabba)? In parole pi? semplici: se le porte della teshuv? non si chiudono mai, che senso ha insistere su un determinato periodo indicandolo come il migliore per un?autoanalisi, per una ricerca interiore, per una seria riflessione sulle nostre azioni? Rambam, Maimonide, ci aiuta a dare una risposta a queste domande quando afferma nelle Hilchot Teshuva 2, 7 che sebbene le suppliche siano sempre efficaci ? nei giorni di Elul e nei giorni tra Rosh HaShan? e Yom Kippur che sono pi? veloci ed infatti ? scritto: ?Cercate Dio quando Egli si fa trovare, chiamatelo quando ? vicino. (Isaia 55,6). A chi si riferisce questo versetto? Al singolo. All?Ebreo solo e non alla Comunit?, perch? una Comunit? che invoca e cerca Dio viene sempre esaudita come ? detto: ?Qual ? il grande popolo al quale Dio ? vicino come il Signore nostro ? vicino a noi ogni qual volta lo invochiamo?? Deuteronomio 4,7.

Se quindi il ?popolo? ? sempre ascoltato, in quanto collettivit? unita che invoca Dio ( e sull?unit? del popolo potremmo dire molto dato che non ? un elemento scontato ma qualcosa sulla quale lavorare ogni giorno), il singolo deve invece ?profittare? di questi giorni e cercare Dio, avvicinarsi a Lui, che come cantano i chassidim in questi giorni ? come un Re che sta nel campo, che quindi ? pi? facile da incontrare, rispetto a quando ? seduto sul trono nel suo palazzo. In questa relazione tra singolo e collettivit? vanno ricercati i passi dell?uomo durante il mese di Elul, ????, che in ebraico nasconde il legame di ??? ????? ????? ?? , Io sono per il mio Amato ed il mio Amato ? per me (Cantico di Cantici 6,3) dove il mio ?Io?, l?ego viene incanalato ad incontrare il mio Amato ovvero Dio e non usato per me stesso. Come a dire che il singolo, ovvero l?ego di ognuno di noi, durante i giorni che portano alla teshuv? si piega all?unica realt? esistente, quella del Creatore e smette di essere una forma di espressione individualista, sebbene ognuno di noi individualmente lavori su stesso per incontrare Dio. Lavorare individualmente per? non significa lavorare in solitudine, perch? se ? vero che la teshuv? di questi giorni ha a che fare con la mia sfera intima, personale, privata, ? anche vero che la mia teshuv? influenza la sfera pubblica nella quale vivo, la mia collettivit?, la mia comunit?.

Nel trattato di Rosh HaShan? ? scritto: ? A Rosh HaShan? gli esseri umani passano per essere giudicati davanti al Signore come un gregge ( ???? ????) come ? detto: ?Colui che ha formato il cuore di tutti loro e che comprende le loro azioni. (Salmo 33, 15) Mishn? Rosh Hashan? 1,2.

Cosa vuol dire come un gregge, in ebraico ???? ????? Nella Ghemar? di Rosh HaShan? la discussione prende tre strade diverse, una che porta alla traduzione di Babilonia e dice che ???? ???? vuol dire esattamente come un gregge, Resh Lakish invece afferma che si tratta della salita di Meron, un percorso stretto dove si cammina in fila indiana, un passo dopo l?altro, Rav Yehuda invece interpreta come ?i soldati dell?esercito di Re Davide?.

Quale che sia la strada interpretativa che scegliamo in tutte troviamo elementi di riflessione sul rapporto tra il singolo e la comunit?. Sia il gregge che l?impervio percorso, che l?unit? di soldati portano con loro una dimensione collettiva, il senso dell?insieme delle pecore, dei soldati o del gruppo che cammina sull?impervio percorso e portano contemporaneamente una dimensione personale: la pecora del gregge, il soldato dell?unit?, il singolo solo sul percorso. Chi sorveglia il gregge, Il Pastore o chi dirige il gruppo o l?unit? militare ha su di essi uno sguardo di insieme ma anche la preoccupazione per ognuno di loro, per ogni pecora, per ogni soldato, per ogni passo sul ciglio del dirupo. Perch? per il Pastore ogni pecora ha la sua importanza che si ritrova poi nell?insieme ed ogni passo sbagliato sul ciglio del dirupo cos? come ogni mossa sbagliata di un soldato pu? avere una cattiva influenza e terribili conseguenze per l?insieme stesso. Di contro la singola pecora, il singolo soldato, il singolo scalatore ha una visione limitata delle cose e non pu? obiettivamente preoccuparsi per tutti mentre ? impegnato a camminare in bilico o mentre cammina per tornare all?ovile senza perdersi. Eppure anche solo il fatto che il singolo soldato stia attento a se stesso esprime grande amore per il resto dell?unit?, perch? comportandosi responsabilmente fa in modo che l?unit? sia positivamente influenzata dal suo giusto comportamento e non ne paghi conseguenze negative. Perch? i comportamenti ed i valori del singolo fissano e condizionano anche quelli della collettivit?, quindi sebbene il singolo non possa e non debba avere lo sguardo onnisciente di Dio deve per? avere coscienza di quello che fa, quando lo fa e che influenze pu? avere sugli altri. Il cammino della teshuv? ? quindi personale, ma anche profondamente multiplo, perch? la teshuv? del singolo, l?agire del singolo insegna e segna anche la collettivit?. Il sacrificio di Isacco fu un gesto privato le cui positive conseguenze sono ancora il grande merito del nostro popolo attraverso il quale chiediamo perdono a Dio. Ecco quindi il senso delle selichot, suppliche da dire con minian, con dieci uomini in preghiera, con la forza della collettivit? che ? sempre ascoltata ma che in questi giorni ? formata da singoli in cammino verso se stessi e verso l?armonia con gli altri. Possiamo allora comprendere meglio il versetto che accompagna la descrizione dell?umanit? nel giorno di Rosh HaShan?: ?A Rosh HaShan? gli esseri umani passano per essere giudicati davanti al Signore come un gregge ( ???? ???? ) come ? detto: ?Colui che ha formato il cuore di tutti loro e che comprende le loro azioni. (Salmo 33, 15) Mishn? Rosh Hashan? 1,2.

Il Creatore ci vede passare come singoli, con i nostri limiti e le nostre imperfezioni e come singoli ci protegge, analizzando ogni nostro cuore ma sommando i meriti collettivi delle nostre azioni. Seguendo questo intreccio tra cuore personale ed azione collettiva ognuno di noi deve comprendere oggi pi? che mai che il singolo ? solo quando sceglie di rispondere solo alle necessit? del proprio ego e lo ingrandisce a dismisura riducendo lo spazio di azione ed incontro con gli altri e quindi anche con la somma dei meriti collettivi. Cosa resta ad un ego fuori misura? Un cuore solitario che verr? messo sotto esame senza il vantaggio e la forza del popolo.

Che Dio iscriva tutti noi, come fossimo uno,nel libro della vita, in pace ed in un anno buono.
Rav Pierpaolo Pinhas Punturello.

Suoni e movimenti tra Elul e Rosh HaShana: lo shofar.

Shofar,_BR

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?Contrariamente a quanto si possa pensare, l’unica mitzv? esplicitamente comandata per Rosh HaShan? ? quella della Tekiat Shofar, del suono dello Shofar, il resto sono usi e minhaghim.

Il nome con il quale la Tor? chiama la festa di Rosh HaShan? ? Yom Teru?, non Rosh HaShan? e nemmeno il Giorno dello Shofar, bens? Yom Teru? che ? proprio uno dei suoni dello Shofar.?

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Il settimo mese, il primo giorno del mese terrete una sacra adunanza; non farete alcun lavoro servile; sar? per voi il giorno dell’acclamazione con la teru? Deuteronomio 29, 1.

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Nella Tor?, quindi, si menziona Rosh HaShan? con il nome di Yom Teru?, Giorno della Teru?, mentre nelle preghiere del Machazor viene chiamato? Yom Hazikkaron, Giorno del Ricordo.

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Rosh HaShan? viene quindi a riportare alla mente ci? che ? dimenticato per questo ? un YOM HAZIKKARON, UN GIORNO DI RICORDO. La maggior parte di noi vive immersa e legata al presente con tutto il peso delle nostre esigenze quotidiane ed immediate. Dimentichiamo spesso il nostro passato ed evitiamo di occuparci del nostro futuro. Per questo motivo esiste il suono dello Shofar la cui prima espressione ? la Teki?: un suono limpido e continuo. Ci insegna la necessit? di una continuit? nella nostra vita. La vita di un uomo si esprime nel legame tra passato, presente e futuro. Un uomo che non pensa al futuro, che non ha aspirazioni, sogni e programmi e che vive tutto il tempo immerso nel passato ? un uomo senza percorsi di vita reale. Yom HaZikkaron rappresenta il legame tra passato e futuro, tra l’esigenza di ricordare e non dimenticare le origini della nostra vita e le nostre aspirazioni ebraiche come non ebraiche.

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I suoni dello Shofar sono tutti segni interrogativi. Chiedono all’uomo: Cosa sei? Come sei? Dice Rambam in Hilch?t Teshuv? 3,3 che il suono dello shofar ci dice : ? Svegliatevi fate un esame delle vostre azioni, fate teshuv? e ricordatevi del vostro Creatore.?

?E la risposte a queste domande sono ?l’essenza del significato di Rosh HaShan?: il giorno nel quale rivediamo quello che abbiamo fatto e ?progettiamo dove vorremo arrivare.

La vita di ogni persona non ? mai caratterizzata da omogeneit? di realt? e momenti: ci ?possono esistere momenti orizzontali e momenti verticali, periodi pi? facili di altri.

I suoni dello shofar possono anche rappresentare acusticamente questi momenti diversi.

La Tekia, una voce chiara, forte, ferma, senza esitamenti e pause…

La Teru? e gli shevarim sono invece totalmente differenti, sono un insieme di suoni spezzati, corti, divisi…proprio come un pianto o un lamento: la voce dello shofar riflette la vita.

Rosh HaShana rappresenta la verit? della realt? del mondo e ci invita a trasformare questa realt? e la nostra stessa vita ebraica in una teki? ghedol?, in una completa armonia.

Ci si potrebbe chiedere: ” Che tipo di mitzv? ? lo Shofar? Lishmoa kol shofar, di ascoltare la voce dello Shofar?? Praticamente una mitzv? passiva: noi ascoltiamo ed un altro suona.

In realt? ? esattamente il contrario: ascoltare lo shofar ? una mitzv? attiva.

E’ un atto positivo quando il Rambam scrive: ?Uru Yeshenim Mitardematechem…Svegliatevi dormienti dal vostro sonno? Intende dire che lo shofar ? come una sveglia per la persona.

Dobbiamo ascoltare il suono dello shofar al di l? delle grida e dei rumori esterni, dobbiamo connettere la nostra anima alla voce dello Shofar.

Perch? in realt? il valore dello Shofar non ? solo quello di essere un suono.

Siamo, durante il suono dello Shofar nel mese di Elul, di fronte ad un gesto arcaico ed antico che accompagna le preghiere delle Selichot, le richieste di perdono e nell?uso spagnolo e portoghese troviamo lo stesso richiamo:

? Uomo perch? dormi? Alzati e urla i tuoi tachanunim! Spargi i tuoi lamenti, Implora il tuo perdono dal Re dei re.?? (Il tuo appello, le tue preghiere di perdono).

Le Selich?t hanno pi? o meno una struttura concettuale che ? questa:

  • Selichah (?????) ?? Perdono. Noi chiediamo perdono…
  • Chatanu (?????) ?? Noi abbiamo peccato, testo che si dice da Rosh HaShan?, ma dipende dagli usi. E comunque si recita fino a Yom Kippur.? Alla fine si recitano i Tredici Atributi di Dio e poi il vidui, la confessione dei peccati, ripetendo il motivo che. “????? ????? ??? ??? ??????”,? Abbiamo peccato nostra Rocca, perdonaci nostro Creatore
  • Techinah (?????) ? Ebraico per richiesta, petizione.Questa selich? in genere appare alla fine del servizio delle Selich?t.

Secondo una maniera schematica simile possiamo tracciare dei punti per arrivare ad una teshuv?, pentimento e ritorno, consapevole:

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  1. Abbandonare il peccato, ????? ????
  2. Rimpianto del passato, ???? ?? ????
  3. Buoni propositi per il futuro, ???? ?? ?????
  4. Confessione, ?????

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La confessione dei propri errori, che in realt? ? una ammissione di colpa contro la fuga dalle proprie responsabilit?, aIl viddui, ha un posto necessario? di? consapevolezza ed ha un posto importante anche nella tefill? pubblica.

E? in ordine alfabetico ed ? al plurale:? una volta gli studenti di Rabbi Itzhak di Vork chesero: perch? il viddui di Yom Kippur ? secondo l?alfabeto? Rispose il Rav: ? Altrimenti non si saprebbe quando si deve finire di confessare, perch? i peccati non hanno fine, ma l?alfabeto s?!?

Per l?ebraismo il viddui tocca punti? profondi dell?animo umano che non fugge dalla responsabilit? per azioni che non erano da commettere.

Dobbiamo ascoltare la nostra anima ed arrivare? al secondo passo spirituale e psicologico della nostra teshuv?: la riflessione sui nostri giorni passati.

Camminando da Elul a Rosh HaShana? al suono dello Shofar, all?ascolto dello Shofar, giungiamo a Yom Kippur. Un passo ed una riflessione alla volta.

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