Il porto di Brindisi, citt? dove ho trascorso un meraviglioso ed intimo Shabbat, ha al proprio interno una motobarca che collega due sponde diverse della citt?, permettendo ai brindisini di arrivare in centro ?passando via mare e risparmiando traffico e tempo. Lasciandomi ispirare da questa citt? e dal senso di avamposto levantino che essa ?racchiude, ?ho cominciato a viaggiare con la mente rispetto al senso di questa ?scorciatoia? via mare. Noi viviamo, a mio modesto parere, in tempi nei quali i percorsi formativi spaventano: spaventano i tempi di una crescita interiore, spaventa l?impegno per questa stessa crescita, spaventano le domande che il percorso ha in serbo per noi. Chiaramente i percorsi ai quali pensavo erano quelli di conversione e di ritorni ebraici.
Ci spaventa ?l?idea di giorni che trascorrendo inesorabili possano? trasformarsi in specchi e punti di domanda pericolosi. Le scorciatoie, al contrario, chiudono velocemente cerchi e ci alleviano e sollevano da molte responsabilit?. La responsabilit? di un serio e costante studio, di una seria osservanza delle mitzv?t che non sia solo folklore o commozione, di un ritorno che sia cosciente, saldo, profondo. Di un ritorno che essendo un ritorno ebraico non vada alla ricerca di risposte certe, ma sia pronto a capire che la nostra identit? si basa su domande ancestrali, alle quali in ogni generazione siamo chiamati a dare una risposta. Una risposta profondamente ebraica, senza scorciatoie.? Domande religiose e storiche come in Esodo 12, 26-27: ?Quando i vostri figli vi chiederanno “Che significa per voi questo rito? Risponderete: “Questo ? il sacrificio della Pasqua dell’Eterno, che pass? oltre le case dei figli d’Israele in Egitto, quando colp? gli Egiziani e risparmi? le nostre case”. E il popolo si inchin? e ador??. In questo versetto abbiamo un confronto con una nuova generazione, quella dei figli, che chiede conto di un rito legato alla fede ed alla storia. Ecco quindi che un percorso con scorciatoie potrebbe non avere nulla da rispondere ad una domanda di questo genere. Perch? un percorso con delle scorciatoie tradisce in primo luogo il legame tra uomo e D-o, il legame di responsabilit? che lega l?Uomo e D-o. Un legame che ? una chiamata alla responsabilit? e che si esprime, nella Tor?, con una domanda: ?Allora l’Eterno D-o chiam? l’uomo e gli disse: ?Dove sei??. Genesi 3,9. Perch? l?uomo non pu? scappare dal punto di domanda, deve affrontarlo, sviscerarlo, viverlo con tutto il tempo necessario. Scrive Sir Rav Jonathan Sachs, ex Rabbino Capo del Regno Unito e del Commonwealth: ?Socrate, che pass? la sua vita ad insegnare alla gente come porre domande, fu condannato dai cittadini di Atene per aver corrotto i giovani.? Nell?Ebraismo le cose sono all?opposto. E? un dovere religioso? insegnare ai nostri figli come porre domande. In questo modo essi crescono. L?Ebraismo ? un fenomeno tra i pi? rari: un fede basata sul porre domande, alcune volte cos? profonde e difficili che sembrano scuotere i fondamenti della fede stessa. ? Il Giudice di tutta la terra non far? giustizia?? si chiede Abramo. ? Perch?, Signore, fai del male a questo popolo?? Si chiede Moshe. ? Perch? il malvagio ha prosperit??? Perch? gli uomini senza fede vivono senza difficolt??? si chiede Geremia.? Le domande che incontriamo in tutti i percorsi delle nostre vite non hanno motobarche come a Brindisi e non prevedono acque tranquille di un porto da attraversare. Ci sono porti tranquilli durante il percorso e sono i momenti di studio, di riflessioni ?identitarie? e di osservanza delle mitzvot.