Parashat Vayaqel-Pequd

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Rav Pinchas Punturello

Dobbiamo ammettere che la parash? di Pequd? pu? essere ripetitiva ed a tratti risultare noiosa: un lungo elenco di tutti i materiali che furono impiegati nella costruzione del Mishkan, un lunghissimo e dettagliato elenco del quale non capiamo a prima lettura lo scopo, il senso profondo e la necessit?. Mosh?, la grande ed impareggiabile guida del popolo ebraico, il maestro che mai sar? superato nella storia del nostro popolo, perch? ha sentito il dovere di offrire agli ebrei una cos? precisa e pignola lista? C?? un timore alla base di questa puntuale esposizione che ci lascia perplessi. Mosh? ? espone ogni dettaglio, ci fornisce ogni minimo uso di ogni minima quantit? di materiale per un solo motivo: ha usato offerte pubbliche e deve renderne conto pubblicamente. Ci saremmo aspettati che Mosh?, servo di Hashem, fosse al di sopra di ogni sospetto, perch? chi mai potrebbe sospettare di lui? La questione non ? il sospetto e nemmeno la purezza e l?onest? di Mosh? che non sono in discussione, l?insegnamento di questa parash? e del comportamento di Mosh? ? profondo e di una modernit? straordinaria. Mosh? offre una contabilit? pubblica e puntuale per non dare a nessuno la pi? lontana possibilit? di sospetto, ma anche per dimostrare che chi ha una carica pubblica deve agire con una maggiore trasparenza ed onest? proprio nei confronti del pubblico da lui diretto ed amministrato. L?onest?, il buon nome, la fama e la riconoscenza del pubblico non bastano. Non possono bastare e non sono garanzia di una libert? da critiche. Per piacere a ?Dio ed agli uomini? (Prov. 3,4) bisogna amministrare la cosa pubblica come se si vivesse in una casa di vetro, come se le stesse mura delle scuole, delle sinagoghe, delle comunit?, delle yeshivot che amministriamo e che gestiamo per nome e conto di tutti, siano di vetro, trasparenti e fragili. Ci racconta la Mishn? nel trattato di Shekalim (3, 1-2) che quando prima delle festivit? di Pesach, Shavuot e Sukkot bisognava entrare nella sala del Tempio di Gerusalemme dove erano conservate le monete delle tasse annuali, colui che entrava a prendere il denaro non vestiva n? mantello n? tunica con maniche, n? scarpe n? sandali affinch? non avesse nessun luogo dove poter nascondere anche una sola moneta. Il mantello, le maniche, le scarpe, i sandali sono i simboli della nostra stessa attitudine al potere, ai ruoli dirigenziali, alle cariche pubbliche. Sono i luoghi dei quali dovremmo liberarci per offrire al pubblico un servizio puro, limpido, senza sospetti e senza fonti di sospetto, un agire che abbia il Cielo come confine e l?uomo come meta.

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