Un ragazzo dell’Ecuador fa il suo Bar Mitzv? a Gerusalemme

Un ragazzo dell’Ecuador fa il suo Bar Mitzv? a Gerusalemme

David Peretz, un giovane ragazzo ebreo dell’Ecuador, immigrato in Israele da poco, sognava di poter fare il suo Bar Mitzv? con la sua famiglia a Gerusalemme. La scorsa settimana, il suo sogno si ? avverato, e la famiglia Peretz ha festeggiato gioiosamente grazie anche al supporto di Shavei Israel.

David e la sua famiglia provengono dall?Ecuador e hanno fatto una strada lunga e tortuosa. David assieme ai due fratelli e ai suoi genitori, hanno fatto aliy? due anni fa con l?aiuto di Shavei Israel. La sua famiglia si ? avvicinata all?ebraismo nel 2014, quando suo padre Yochana conobbe il nostro emissario in Colombia, Rav Shimon Yehoshua. Ne avevamo gi? scritto qui.

La famiglia Peretz ? molto felice e commossa, grata a Shavei Israel per l’opportunit? di potere organizzare un cos? importante evento. Al bar mitzv? hanno partecipato Rav Yitzchak Abelson e Rav Shlomo Waghnon, i rabbini che seguono il percorso spirituale della famiglia, Chaya Castillo di Shavei Israel, parenti arrivati dall’Ecuador per celebrare con David e condividere questi momenti speciali con lui, e i suoi compagni della yeshiv? di Carmiel.

Siamo felici di potere condividere alcune foto (fatte da Yacob Frias) e un commovente video dove David parla del significato del suo bar mitzv? e ringrazia tutti quelli che lo hanno aiutato in questo giorno speciale.

Parash? Ki Tez? – Il rispetto della dignit? femminile

? Se vedi tra i prigionieri una donna di bell’aspetto e ti piace tanto da volerla prendere per tua moglie,?la condurrai a casa tua, ed ella si rader? il capo e si taglier? le unghie, si lever? la veste di prigioniera, abiter? in casa tua e far? cordoglio per suo padre e sua madre un mese intero; poi entrerai da lei, e sarai suo marito e lei tua moglie.? (Deuteronomio 21, 11-13)

La Tor?, nella parash? di Ki Tez?, apre alla terribile ipotesi che un soldato possa invaghirsi di una prigioniera di guerra.

Conoscendo profondamente l?animo e gli istinti umani la Tor? non nega la natura dell?uomo, non fugge nemmeno di fronte ai suoi pi? bassi istinti, ma proprio perch? non li nega entra prepotentemente nell?orizzonte umano per portare quegli istinti ad un livello diverso, verso una reale sacralit?.

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Tu Bishvat, Festa degli alberi o festa dell’uomo?

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Tu Bishvat, il Capo d?anno degli alberi, ? apparentemente solo una festivit? della Natura, il giorno? della rinascita deli alberi e della loro fioritura? dopo l’inverno. Le fonti di TuBishvat sono nel Talmud: ? il 15 di Shevat ? il Capo d?Anno degli alberi.? Si trattava di un confine agricolo legato alle decime ed alle offerte per il Tempio.?? Esistono? per? anche delle similitudini tra la festa dell?albero e quella dell?uomo, come ? detto che ?l?uomo ? un albero del campo? ( Deuteronomio 20, 19) e per questo il 15 di Shevat pu? anche essere considerata la festivit? della rinascita dell?uomo.

In che modo possiamo paragonare l?uomo all?albero e cosa possiamo imparare sul significato di Tu Bishvat?

E? interessante che nelle nostre fonti spesso troviamo paragoni tra l?albero e l?uomo:

  • ?poich? l?uomo ? come un albero del campo? ( Deuteronomio 20, 19)
  • ?poich? i giorni dell?albero sono come i giorni del mio popolo? ( Isaia, 65, 22.)
  • ? Come un albero piantato su corsi d?acqua? ( Geremia 17, 8)

Cosa?vogliono insegnare questi versetti?

In apparenza sembrerebbe che il paragone pi? esatto, per il genere umano, ?sia quello con il regno animale piuttosto che con il regno vegetale. Eppure esiste un contesto pi? significativo che rende il mondo vegetale pi? simile all?uomo rispetto al mondo animale: la maggior parte degli animali camminano su quattro zampe o strisciano o nuotano, in genere quindi vivono in maniera orizzontale, mentre sia l?uomo che i vegetali, entrambi vivono in posizione verticale ed eretta e crescono verso l?alto.

La posizione verticale dell?uomo non ? una caratteristica marginale quanto una struttura fondamentale della nostra coscienza.

?L?albero del campo, che con pazienza ed insistenza si sviluppa verso l?alto e fa fiorire i suoi rami ai lati, ricorda la misura della crescita dell?uomo.

L?albero ha quattro parti: radici, fusto, rami e frutti. Le radici sono nascoste sotto terra e assorbono i materiali nutritivi, il fusto ? il corpo principale dell?albero e lo fa crescere verso l?alto, i rami si sviluppano verso i lati ed infine, nel caso di alberi da frutto, l?albero produce appunto i?frutti che permetto ad?altri di nutrirsi.

Esistono poi 4 elementi? dei quali l?albero ha necessit? per crescere e svilupparsi: la terra, l?acqua, l?aria ed il fuoco ( il sole). Gli uomini hanno anche loro necessit? degli stessi elementi.

La terra,?si deve ?piantare l?albero nella terra, in maniera orizzontale. La terra gli fornisce il nutrimento necessario alla crescita ed anche un posto per lo sviluppo delle radici. La cosa ha lo stesso senso anche per l?uomo. I nostri saggi ci insegnano nel Talmud, che un uomo che ha rami molto ampi, ma non ha radici forti nella terra ?un vento forte pu? capovolgerlo?. L?uomo ha bisogno di radici forti per poter affrontare i venti potenti. Da ci? deriva la necessit? di essere connessi alla tradizione, alla storia, alla comunit? in modo tale che l?uomo abbia una base solida.

L?acqua, l?acqua piovana viene assorbita dalla terra ed attraverso la struttura delle radici, arriva al fusto dell?albero, ai rami ed al resto. Senza acqua l?albero si rinsecchirebbe e morirebbe. Anche l?uomo ha bisogno di acqua, sia dal punto di vista fisico che spirituale. Di una bevanda esterna che sazi sia il corpo che l?anima. L?uomo non pu? dissetarsi dall?interno, da solo?ha bisogno di educazione, di uno studio e?di ispirazione sterne.??Come l?albero ha bisogno dell?acqua.

Aria, l?albero ha bisogno di aria per esistere, aria che contenga ossigeno, del quale l?albero ha bisogno per respirare e della anidride carbonica per il ciclo della fotosintesi. In una atmosfera senza equilibrio, l?albero ?soffoca e muore. Anche l?uomo ha bisogno di ossigeno. E? interessante notare che in ebraico la parola ?anima? ha radice nella parola ?respiro??come adire che l?anima ha bisogno anche di respirare?l?uomo ha bisogno dell?energia contenuta nell?aria per svilupparsi, per collegarsi con la realt? e la vita.

Fuoco, l?albero ha bisogno anche di fuoco, ovvero?la luce del sole, per esistere. L?energia solare assorbita attiva il processo della fotosintesi una reazione chimica primaria per lo sviluppo dell?albero. Anche gli uomini hanno bisogno di fuoco, di calore per poter esistere. Sia che si tratti di calore della famiglia, sia delle buone relazione con la societ? o dell?abbraccio della Comunit?, del suo popolo.

?Mi sembra che questo sia il compito della comunit? nella storia ebraica e nel mondo moderno: preoccuparsi che l?uomo ebreo abbia intorno a se i quattro elementi che gli permettano una crescita spirituale, culturale, sociale ed identitaria.? La comunit? deve preoccuparsi che l?uomo abbia terra e radici, acqua biologica ed acqua spirituale, aria che lui possa respirare per esistere ed essa deve anche preoccuparsi che lui abbia calore umano e sociale.?

Se una comunit? riesce a fornire i propri ?servizi? in questa maniera, allora potr? avere successo nel far vivere e far crescere uomini e donne ebrei eretti come alberi, che sono fieri della loro ebraicit?, che sanno affrontare in maniera eretta ogni vento che vorrebbe abbatterli, uomini e donne che hanno radici, fusti, rami e frutti.?

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Buona festa degli alberi e dell?uomo.

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Il rapporto tra Uomo e Dio e la lettera Bet ?

Tracciare un rapporto tra il monoteismo e l?uomo, tra l?idea assoluta di D-o e l?umanit? ? un?impresa ardua che certamente non pu? essere racchiusa in una sola? conversazione.

Arduo ? anche il tentativo di datare l?inizio storico di un rapporto uomo e divinit?, uomo ed idea trascendente: l?uomo che inizi? a seppellire i propri morti accompagnandoli con rituali di saluto e prospettive oltre la morte quale idea aveva di D-o? Quale idea aveva della vita e della vita dopo la morte?

La tradizione ebraica spinge l?uomo a non tentare di indagare troppo l?inizio di tutte le cose, quel Principio che ? prima parola della Genesi in nome di una analisi pi? profonda e costruttiva di ci? che ? e non? di ci? che sarebbe stato o potuto essere. La stessa lettera ?? inizio della parola ??????, in principio, appunto, ha una forma che d? le spalle a ci? che non era prima del principio stesso e copre ci? che ? al di sopra di essa e sotto di essa: monito all?uomo di occuparsi a pieno di cose umane, unico luogo dove il suo operato pu? e deve essere costruttiva partecipazione alla creazione divina.

Il rapporto uomo D-o, almeno per il mondo occidentale, non pu? non passare per il testo sacro, per la ????, la Bibbia.

Il primo uomo Adamo, ha un rapporto privilegiato con D-o: ? il suo unico interlocutore ed unico figlio, non conosce bene e male e quando se ne rende conto, dopo la fatidica mela, non diventa un essere immondo e peccatore, perde solo l?innocenza primordiale della creazione, un processo che con le dovute differenze avviene per ogni creatura da Adamo ed Eva in poi.

D-o ? l?interlocutore principale di tutti gli uomini delle prime generazioni dopo il giardino dell?Eden, ne ? il custode ed il giudice: chiede a Caino la responsabilit? per l?uccisione di Abele e contemporaneamente? lo segna con un marchio perch? nessuno lo tocchi.

Nessuno sia vendetta umana in nome di D-o: non si uccide l?immagine di D-o e non si uccide in nome di D-o.

La storia umana attraverso il testo sacro, nelle sue prime pagine ha versi oscuri, complicati, ma? resta chiaro il distacco graduale del rapporto confidenziale e diretto Adamo ? D-o: i discendenti di Adamo non riescono pi? a parlare con il Creatore e cominciano ad invocarlo come in Gen. Cap. 4 vv.26.

Il dialogo uomo D-o riprende con No?, uomo che trov? grazia agli occhi del Signore,? prescelto che dar? nuova vita al genere umano.

Uomo giusto s?, ma solo nella sua generazione, uomo passivo che non dialoga in realt? mai con D-o ne subisce e ne mette in pratica i comandamenti senza battere ciglio, n? in bene n? in male.

Solo dieci generazioni dopo, con Abramo, avremo un uomo realmente giusto che riprende con D-o un dialogo vero e dal punto di vista dialettico, migliore di quello di Adamo.

Abramo non cammina con D-o, cammina davanti a D-o: ancora prima che gli sia comandato il bene, fa del bene.

Di fronte all?avviso divino sulla distruzione di Sodoma e Gomorra ( Gen. Cap. 18 ) Abramo contratta con D-o la non distruzione delle citt?? in nome dell?eventualit? della presenza di dieci giusti che non sarebbe stato accettabile uccidere insieme ai malvagi.

I dieci giusti non verranno trovati e le due citt? punite e distrutte, ma il tentativo di Abramo ? meraviglioso come il silenzio di No? di fronte alla prospettiva del Diluvio ? egoisticamente mediocre, ecco perch? Abramo avr? il merito di essere lui il padre del popolo monoteista per eccellenza, del popolo che sar? chiamato ai piedi del Sinai per il patto eterno, la missione non facile, tra lui e D-o: del popolo ebraico.

Da Abramo in poi, il rapporto tra l?umanit? e D-o diventa rapporto tra figli di Abramo ed il loro

D-o: la storia universale diventa storia ebraica nel racconto, ma esempio di umanit? nella realt?, perch? proprio per il suo carattere cos? particolare la storia ebraica ? paradigma di storia universale ed il rapporto tra gli ebrei,? i loro capi, le loro guide e l? idea di D-o unico ed universale diventa essa stessa storia universale anche in nome dell?onest? del testo sacro.

La Bibbia, infatti, non nasconde ai posteri ed ai contemporanei nessuna delle debolezze umane, anzi le esalta cos? come esalta la capacit? umana di ammettere e superare le debolezze stesse.

Da Abramo al pi? piccolo dei profeti o delle guide del popolo a nessuno, in nome dell?immensa democrazia e limpidezza del messaggio divino, ? risparmiata la critica o la descrizione della propria piccolezza.

Mos? ha dubbi e istinti ribelli verso tutti: popolo ebraico, fratelli, D-o stesso, Giosu? ? debole e solo, i profeti a Isaia, Elia, Geremia, sono a volte saccenti ed iracondi.

I Giudici, capi laici di Israele si ubriacano ed amano le donne come Sansone, come i re di Israele Davide e Salomone.

Ho detto capi laici, perch? mai in Israele religione e governo si fusero in un solo uomo creando i drammi della storia che conosciamo.

Ma il limite umano non ? per nessuno un ostacolo al dialogo con D-o, anzi a volte la materialit? diventa un mezzo per l?esaltazione pi? puro di D-o stesso.

Cos? come il Tempio di Gerusalemme, luogo sacro tra i sacri non solo per gli ebrei, costruito sulla even shetyyia , la pietra angolare del mondo, poggiava le sue fondamenta sulla materia.

L?approccio alla materia diede ad essa la missione limpida di residenza della Shechin?, la presenza divina, un approccio di pace naturale poich? nessuna lama tagli? le pietre del Tempio ma solo una specie di scarabeo chiamato shamir diede forma e costruzione alla residenza divina.

Solo un re saggio come Salomone pot? portare a compimento la costruzione del Tempio, poich? solo una saggezza di pace poteva iniziare e completare una tale opera.

La leggenda volle che in suo aiuto egli chiam? angeli e demoni, bene e male, su cui aveva pieno controllo.

Una leggenda.

?Una leggenda legata ad un re che con i suoi limiti umani tocc? realmente il cielo, ma accumul? anche mogli e concubine, cavalli e ricchezza che ad ogni modo lo portarono ad allontanarsi dal messaggio divino.

Eppure nonostante i limiti, l?uomo Salomone, l?uomo? in quanto tale ? il mezzo pi? elevato per arrivare a D-o o per allontanarsene.

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