Parashat Tzav – Riconoscenza e gratitudine

La seconda parash? del libro Vaikr? abbonda di regole circa le offerte e i sacrifici che avrebbe dovuto compiere il popolo di Israele all?interno del tempio costruito a Gerusalemme, il Bet HaMikdash. Nel frattempo le offerte sarebbero state compiute nel Mishkan, il Santuario che viaggiava insieme con il popolo lungo tutto il percorso che lo avrebbe condotto alla terra promessa.

?Un uomo che porter? una offerta?: in questo modo comincia uno dei comandamenti di questa parash?. E? l?uomo, in maniera esplicita, colui che porta una offerta. Non ? possibile portare una offerta a Dio se prima non si ? ?un uomo? completo. I sacrifici non sono di per s? sufficienti per avvicinarsi a Dio, se l?uomo, il tipo di uomo che in yiddish si chiama ?mentsch?, non ? degno di offrire un sacrificio al Creatore. A sua volta il versetto sembrerebbe insegnarci che la persona riesce a raggiungere la sua condizione di ?uomo?, ?menstch?, solo quando apprende e fa propria l?attitudine al sacrificio. La Tor? ci insegna in questo modo che il ricevere, il sacrificare, il dare, il donare, il rinunciare sono le vie per rendere completa la nostra condizione umana.

La nostra parash? ci parla in particolar modo di una specie singolare di sacrificio: il korban tod? o offerta di gratitudine. Questa offerta veniva presentata a Dio in una vasta gamma di occasioni, sia in contesti di salvezza fisica, quando ci si trova in un rischio mortale, sia a titolo personale, dopo un parto e dopo una nascita, che comunitario.

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Parashat Vayakhel – I due volti della vita umana

di Rav Eliahu Birnbaum

Questa parash? comincia con un riassunto delle regole relative alla costruzione del Mishkan, il santuario ebraico nel deserto. Sorprende che la prima mitzv? che viene menzionata sia niente meno che quella dell?attenzione allo Shabbat, la proibizione del lavoro nel giorno settimanale di riposo.

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Il Mishkan aveva lo scopo di essere un centro spirituale, doveva essere lo spazio sacro che accompagnava Israele ovunque il popolo si trovasse. Lo Shabbat, d?altro canto, era il lasso di tempo destinato settimanalmente al sacro.

La Tor? pone varie eccezioni alle proibizioni sabbatiche: lo Shabbat pu? essere profanato in ogni caso per salvare una vita umana e le sue regole sono posticipate per esempio di fronte alla sacralit? superiore dello Yom Kippur. Potrebbe essere logico credere che, per accelerare la costruzione del santuario sarebbe stato anche permessa la profanazione dello Shabbat, considerando che Shabbat e Mishkan condividono una identica missione: elevare l?uomo a Dio. La Tor? insegna invece ci dice che il Mishkan non deve essere costruito di Shabbat e che una mitzv? non annulla un?altra, che una missione sacra non giustifica mezzi profani. In definitiva, in questa parash? ci viene insegnato che il fine non giustifica i mezzi e che il bene pu? trasformarsi in male quando i mezzi per raggiungerlo non sono giusti, onesti, coerenti con tutto il corpo morale e normativo ai quali la vita si deve attenere.

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Parashat Tetsav? – Cos?? un Tempio se non una concessione di Dio alle necessit? dell?uomo?

di Rav Eliahu Birnbaum

Non ? irrilevante, in un?epoca nella quale non abbiamo il Bet HaMikdash, studiare i particolari della Tor? circa la costruzione ed il funzionamento del santuario. Il concetto ebraico riguardante il santuario ? inevitabilmente legato alla concezione ebraica del ?luogo?: il luogo nel quale si offre ci? che si possiede, uno spazio sacro nel quale ci si consacra per quello che si ?. Al di l? della distanza storica e, conseguentemente, psicologica che ci separa dal Mishkan e dalle regole relative alle offerte ed ai sacrifici, ? necessario studiare il Mishkan, il santuario che i nostri antenati hanno costruito nel deserto, perch? quelle pagine della tor? contengono una infinit? di insegnamenti che conservano intatto il loro valore fino ai nostri giorni.

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Il Mishkan non era solo il centro della convergenza delle offerte rituali, bens? il fondamento della memoria del popolo. Un centro spirituale il cui scopo e la cui missione erano quelli di mantenere viva nel popolo di Israele la coscienza dei suoi legami e degli obblighi acquisiti ai piedi del monte Sinai. Il Mishkan era un santuario che il popolo portava con s? ovunque si recasse. Non ? Dio a richiederlo ma sono gli uomini, perch? sono stati loro a costruirlo quale strumento di comunicazione tra ci? che ? puramente spirituale e l?esistenza quotidiana, umana, temporale.

Il Mishkan ? una concessione di Dio alla natura dell?uomo: Colui che ci ha redenti ha concesso alle nostre debolezze un elemento che ci ricordi i nostri obblighi trascendentali.

Il Mishkan include, a sua volta, quasi tutti gli elementi che ritroviamo nello spazio chiuso di una casa: un tavolo, un arca o armadio, un lavabo, un candelabro?; tutto, al di fuori degli spazi e degli elementi nei quali risposare, ? comune sia all?arredo di una casa qualunque che alla ?Casa? di Dio. Questa similitudine ci insegna che ogni casa, ogni abitazione, deve e pu? ? nella concezione ebraica -?? tendere ad imitare un santuario. Il ?baal habait?, il padrone di casa deve fare in modo che la sua casa abbia lo stesso grado di purezza, di spiritualit?, di propensione alla giustizia, etc. del Mishkan. All?inverso l?equiparazione fisica tra il santuario e la comune dimora ci insegna che l?uomo pu? e deve sentirsi nel Mishkan come se fosse a casa propria.

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Parash? Teruma – Come si costruisce un?identit? collettiva

Parash? Teruma – Come si costruisce un?identit? collettiva

?D? ai figli di Israele che mi prendano un?offerta per tutti gli uomini che diano di cuore? ordina Dio a Mosh?. ?Offerte di argento, di rame, di lana tinta?e mi costruiranno un santuario?? Verrebbe spontaneo chiedersi: ?Per quale motivo Dio ha bisogno che il popolo partecipi e contribuisca alla costruzione del santuario?? Ma, come accade di solito quando si ricercano risposte semplici, una tale domanda confonderebbe il tema con la risposta. Non ? Dio che ha bisogno della collaborazione n? ha bisogno di santuari, ma sono il popolo e i singoli individui che lo compongono, che ne hanno bisogno, che di fatto soffrono per la mancanza di elementi materiali a cui aggrapparsi, di azioni che tendano a rafforzare una coesione e che li identifichino come gruppo esistente.

La collaborazione economica di ogni individuo ? stata sempre e continua ad essere un mezzo efficace per valutare ed eventualmente consolidare il livello di impegno delle persone con l? identit? collettiva alla quale appartengono. Questo impegno che deve essere costantemente riaffermato, ?ognuno secondo le sue possibilit??, in modo che si possa stabilire una comunicazione del gruppo con il Creatore, in modo che sia tangibile la possibilit? di dialogo tra un intero gruppo umano ed il suo Redentore.

Non ? sufficiente il ?naase venishma? il ?faremo e ascolteremo?, pronunciato ai piedi del Monte Sinai, occorre una prova che renda percettibile lo sforzo collettivo attraverso il quale rendere palese l?impegno di ogni membro della congregazione.

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Parashat Bo – Perch? ? importante la relazione tra le generazioni?

di Rav Eliahu Birnbaum

La Tor? nella sua completezza, con tutte le mitzvot, leggi pratiche e teoriche, fu donata al popolo di Israele solo nel momento in cui esso arriv? ai piedi del Monte Sinai, ma quattro mitzvot furono imposte precedentemente. Il primo precetto fu quello del ?pru urb??, siate fertili e moltiplicatevi, comandato da Dio stesso ad Adamo ed Eva, in seguito venne il ?brit mil??, il patto stabilito tra Dio e Abramo per tutte le generazioni successive, attraverso la circoncisione, poi il ?guid hanashe? (la proibizione di mangiare il nervo del muscolo posteriore degli animali) ed in questa nostra parasha, per ultimo, il popolo di Israele riceve l?ordine di compiere il ?korban pesach?, ovvero il sacrificio di un agnello, prima di rompere il laccio della schiavit? ed il legame con l?Egitto.

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A ciascun membro del popolo di Israele ? dato questo precetto che comporta una autentica sfida: l?agnello, animale sacro per gli egiziani, doveva essere preso, custodito per tre giorni in casa di ogni ebreo e sacrificato davanti allo sguardo degli egiziani. Alla fine, il rituale prevedeva anche l?obbligo di consumare tutta la carne dell?agnello e per questo era necessaria la partecipazione di varie famiglie ebraiche ad ogni sacrificio.

A partire dal korban pesach nasce la simbologia della mensa ebraica come elemento di coesione religiosa e culturale. La famiglia ebraica si siede intorno alla tavola e il nutrimento che lo spirito riceve non ? minore di quello che riceve il corpo con il cibo che viene ingerito.

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Parash? Shemoth – Ci? che definisce una nazione

di Rav Eliahu Birnbaum

Il libro di Bereshit ci ha fatto conoscere una serie di storie individuali di uomini e donne prototipi, le cui vite hanno segnato per sempre la loro discendenza ed hanno avuto grande influenza su di essa. Il libro Shemot che comincia con la parash? che porta lo stesso nome, non si riferisce pi? a singoli individui ma introduce il concetto di popolo, di un gruppo di individui che condividono una stessa identit?.

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??Allora sorse sull’Egitto un nuovo re??e disse al suo popolo: ?Ecco che il popolo dei figli d’Israele ? pi? numeroso e pi? forte di noi. Prendiamo provvedimenti nei suoi riguardi per impedire che aumenti??. In questo punto, il termine ?popolo? riferito ad Israele, appare per la prima volta, nella bocca del Faraone. Prima ancora degli stessi ebrei, ? quindi un estraneo che riconosce l?identit? comune di tutta la discendenza di Yaakov, il suo carattere di popolo. I discendenti di Israele avevano sin dal principio una quantit? di elementi di coesione che offriva loro una comune identit?, per? ? in uno momento ben determinato della loro evoluzione che si pu? affermare la nascita di un ?popolo?: una identit? collettiva nuova, che raggruppa tutti gli individui, senza annullarli, essendo tale collettivit? qualcosa di distinto dalla loro somma.

Il popolo, per funzionare come tale, deve essere definito tanto all?esterno – ovvero riconosciuto come tale dai suoi pari ? quanto al suo interno, rendendo partecipe ognuno dei suoi membri, coscientemente e senza alcuna crepa, della identit? collettiva.

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Parashat Vaigash – Le quattro tappe della vita umana.

di Rav Eliahu Birnbaum

Questa parash? contiene uno dei passaggi pi? significativi della Tor? da cui possiamo imparare quale debba essere il comportamento dell?ebreo in esilio.

Yosef era giunto in Egitto come schiavo e, dopo sofferenze ed ingiustizie, arriva a conquistare la posizione pi? potente in quella nazione: da schiavo umiliato diventa un principe, un uomo temuto e rispettato da tutti. E? la prima realizzazione che troviamo nella nostra tradizione, del sogno che ogni emigrante nasconde in s?, allorch? comincia ad integrarsi in una nuova societ?.

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Fino alla fine della parash? precedente, Yosef era sempre stato descritto come un sognatore; ora diventa un amministratore efficiente, freddo e calcolatore. Solo ora, quando Yosef si rivede con i suoi fratelli, possiamo percepire la profondit? delle sue emozioni, che in qualche modo ci rimandano al Yosef che abbiamo gi? conosciuto.

I fratelli di Yosef giungono in Egitto cercando provviste. L?atteggiamento di Yosef nei loro confronti ? distante, severo, in alcuni momenti, vendicativo. Per cominciare li accusa di spionaggio e pretende come prova della loro innocenza la presenza di Biniamin, il suo fratello minore, l?unico figlio della sua stessa madre, Rachel. Uno dei suoi fratelli ? rimasto in Egitto come ostaggio mentre gli altri sono ritornati da Canaan con Biniamin. All?arrivo di questi Yosef fa nascondere tra i suoi effetti personali una coppa del palazzo; in seguito la scopre, lo accusa di furto, tradimento, ingratitudine e ordina di incarcerarlo. Durante tutti questi avvenimenti vediamo un Yosef distante dalla sua famiglia, estraneo, indifferente, che in certo qual modo, cerca vendetta per le amarezze del passato. Il vincolo familiare gli sembra irrilevante, come se il legame di sangue, la vicinanza fisica vissuta durante l?infanzia, non fossero una ragione sufficiente per una profonda solidariet? e fraternit? nel presente.

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La paura del cambiamento -Parashat Vayeshev

Rav Eliahu Birnbaum

Tutti i personaggi centrali di Bereshit sognano: Avraham, Itzhak, Yaakov e persino Yosef affrontano la vita con un piede nella realt? temporanea e l?altro nel mondo dei sogni, del desiderio, della ricerca spirituale e dell?utopia.

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In questa parash? Yosef si incontra con i suoi fratelli e tale incontro mette in crisi il rapporto tra una realt? tradizionalista e un sogno radicale. I fratelli avevano buone ragioni per odiare Yosef: era ostinatamente il preferito del loro padre, come lui era un sognatore e ne aveva adottato il linguaggio e il modo di pensare; la sua ricerca spirituale era loro estranea.

Tra tutti i conflitti che, a questo punto della sua vita, Yaakov ha gi? dovuto affrontare, questo ? il primo che capita all?interno della sua famiglia. Yaakov ama Yosef pi? degli altri suoi figli, perch? Yosef ? il figlio di Rachel, il suo primo e pi? grande amore e perch? egli a sua volta ? un sognatore. Nel donargli una tunica a strisce, simbolo di un sentimento ancor prima che di ricchezza, Yaakov rende manifesta la sua preferenza per Yosef e per questo gli altri suoi figli cominciano ad odiarlo fino al punto di non essere pi? capaci di parlare con lui in modo pacifico.

Ci? che d? fastidio ai fratelli di Yosef non ? il valore economico della camicia. Secondo quanto ci spiega il Talmud questa era costata 2?selaim, un prezzo molto basso. Ci? che d? fastidio ai fratelli di Yosef ? il valore affettivo dell?oggetto: per creare distanza e rancore tra fratelli non abbiamo bisogno di grandi regali, di auto e di tecnologia, basta una piccola differenza nell?amore che si dimostra: una differenza che spesso non richiede, n? tantomeno pu?, essere spiegata. Considerando il fatto che una tunica possa aver avuto una simile influenza sul destino di Israele, il Talmud conclude che non vi debbano essere differenze n? materiali, n? affettive nei confronti dei figli, poich? il danno procurato ? molto maggiore rispetto al beneficio.

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Il cambio di un nome segna il cambio del destino – Parashat Vaishlach

Rav Eliahu Birnbaum

2013-07-07-15-36-52La vita del patriarca Yaakov ? segnata dalla costante dicotomia tra i sogni e la realt?. Quando usc? dalla terra di Canaan, sogn? la scala che definiva l?esperienza che avrebbe vissuto fino al suo ritorno, allorch? si confront? con l?angelo divino.

Fin dalla sua nascita egli dovette affrontare difficolt? e conflitti, sia interni che connessi col mondo che lo circondava: litiga con suo fratello prima del parto, compra la primogenitura, partecipa all?inganno della benedizione di suo padre, difendendo il suo diritto alla primogenitura acquistata si vede costretto a fuggire verso Haran. L? lavora per quattordici anni nell?azienda di Lavan che lo inganna dandogli come sposa Lea invece di Rachel. Quando finalmente abbandona suo suocero, pieno di tremore ed apprensione va incontro a suo fratello Esav; poi sua figlia Dina subisce violenza, i suoi figli odiano il suo favorito Yosef, il quale ?sparisce? ed alla fine discende in Egitto nel mezzo di una carestia e in quel luogo muore. Read more

La testa in cielo e i piedi ben piantati sulla terra – Parashat Vayetz

Rav Eliahu Birnbaum

68p2gjo5kc58godcm6iYaakov fugge dalla casa dei suoi genitori per il timore della vendetta di suo fratello Esav e cammina fino al confine della terra di Canaan. Al calar della notte decide di pernottare e continuare il suo cammino al mattino successivo, appoggia la sua testa su una pietra e dorme e sogna?. Questo sogno di Yaakov ? uno dei capitoli di maggiori ampiezza e profondit? simbolica dell?intera Tor?.

L?ingegno e le capacit? intellettuali di molti rabbini hanno ?giocato? con la quantit? e la originalit? delle interpretazioni che si possono dare a questo momento onirico di illuminazione. Questo sogno, con le sue diverse esegesi, si configura come una delle colonne della Cabal?, l?interpretazione che studia e pratica i misteri della Tor?.

?Giacobbe part? da Beersheva e si diresse verso Charran. Capit? cos? in un luogo, dove pass? la notte, perch? il sole era tramontato; prese una pietra, se la pose come guanciale e si coric? in quel luogo. Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa.? Read more