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?Purim ? certamente la festa Ebraica dal messaggio pi? moderno e tragicamente pi? vicino a noi. Gli ebrei di Shushan ci somigliano, raccontano in modo straordinario di una identit? ebraica in Diaspora, in bilico tra culture diverse, di una identit? che conosce poco orgoglio e molta assimilazione. Purim illumina in maniera singolare vite ebraiche che non hanno forze espressive reali, ma si nutrono di volont? di carriera e di emulazione all?interno del mondo non ebraico. ?Gli ebrei di Shushan sono separati, lontani gli uni dagli altri, indifferenti al senso della propria storia e del destino comune del proprio popolo. Lontana la terra di Israele dagli eventi di Purim, lontana concettualmente prima ancora che geograficamente, talmente lontana che per Shachrit non recitiamo l?Hallel, i salmi festivi di lode. Gli ebrei di Shushan vivevano sicuri nelle loro case, erano certi delle loro posizioni sociali, culturali, economiche all?interno del regno di Assuero. Certi e poco propensi a pensare alle proprie origini: gli ebrei di Shushan credevano in Mordechai e nella classe ebraica dirigente che sedeva a palazzo pi? di quanto credessero ebraicamente in se stessi e nella loro storia millenaria. La cronologia degli eventi storici intorno la Meghill? racconta molto pi? di quanto si possa immaginare. Nel 370 a.e.v.. Ciro il Grande Re di Persia ordin? la ricostruzione del Bet HaMikdash, 70 anni dopo la profezia di Geremia che annunci? la sua distruzione. Nel 369 a.e.v. sal? sul trono Assuero che immediatamente ferm? la costruzione del Bet Hamikdash. Quanti furono gli ebrei che accolsero l?invito contenuto nell?editto di Ciro e risposero alla chiamata politica ed identitaria verso la terra di Israele? Solo il 15% per cento degli ebrei? emigr? verso Gerusalemme, la maggioranza rest? in Diaspora temendo l?insicurezza politica ed economica di Israele e preferendo la tranquillit? sociale persiana. Una tranquillit? che nel 357 a.e.v subisce il tentativo di legale distruzione ad opera di Haman, Per una comunit? come quella di Shushan la persecuzione signific? paura, terrore, pericolo di vita ma anche trauma culturale. Per persone che vivevano come persiani, che avevano nomi persiani, vite persiane, valori persiani essere identificati come ebrei fu un trauma profondo. Per una regina come Ester, che nascose la propria ebraicit? altrimenti non sarebbe stata accettata a palazzo come insegna Ibn Ezra, il vero terrore pass? prima di tutto per un serio ritorno a se stessa ed una dichiarazione pubblica di ebraicit? e dopo per la salvezza del proprio popolo. Mordechai stesso non era ?visibilmente? ebreo ed Haman deve chiedere informazioni ad altri per sapere quale fosse il popolo di colui che lo offendeva non inchinandosi. Ed anche questo inchino rifiutato da parte di Mordechai ad Haman andrebbe interpretato pi? come un rifiuto politico che come un atto di orgoglio religioso. Il trauma persecutorio risveglia, loro malgrado, l?identit? dei nostri padri in Persia ed i versetti che descrivono il primo vero dialogo ?ebraico? tra Mordechai ed Ester sono tra i pi? commoventi e significativi in tutto il Tanach. Mordechai richiama Ester ai suoi doveri di regina e di ebrea, avendo per? ritrovato la fede in una salvezza che sarebbe giunta agli ebrei ?anche da altra parte? (Ester 4,14).? Ester risponde al richiamo da ebrea e da regina, comandando che gli ebrei di Shushan si riuniscano insieme, socialmente e spiritualmente, digiunino, preghino, tornino a se stessi e questa sar? la nuova forza per la regina che dovr? presentarsi, senza invito, di fronte ad Assuero per chiedere la salvezza ebraica anche a rischio della propria vita.( Ester 4, 16) La Meghill?, insegnano i maestri, non pu? essere letta al contrario perch? cosi facendo non si esce d?obbligo. Eppure la Meghill? ? un testo che racconta un percorso sociologicamente ?al contrario?. Gli ebrei di Shushan assimilati e sicuri delle loro conquiste economiche ed identitarie, in altri termini sicuri della loro assimilazione, tornano a se stessi ed al proprio popolo, abbandonando, a causa delle persecuzione, parte delle loro sicurezze. Il dramma sta proprio nella persecuzione che fu il primo motore della teshuv? di Ester, Mordechai e della loro generazione. A Shushan le leggi antiebraiche divennero, tragicamente, parte della stessa identit? ebraica. Scrive Elena Loewenthal nel pamphlet ?Contro il giorno della Memoria? che: ?l?identit? ebraica sente le persecuzioni subite come un abnorme incidente storico, non certo come un destino necessario.? Magari questo fosse vero per le percezioni identitarie di molti ebrei contemporanei, persone per le quali la persecuzione ? essa stessa base dell?identit? ebraica e per molti di loro senza Haman non ci sarebbe stata teshuv?, consapevolezza ebraica ed orgoglioso ritorno. Forse per questo i nostri maestri ci invitano a Purim a bere fino a non saper distinguere tra ?Benedetto sia Mordechai? e ?Maledetto sia Haman?: i nostri maestri si rendono conto che bisogna perdere un po? della propria sana ed ebraica lucidit? per poter accettare l?idea che l?abnorme incidente storico chiamato Haman ha, suo malgrado, ?svegliato le coscienze degli ebrei di Persia.