Parash? Shelach Lech? – Il percorso di teshuv

Parash? Shelach Lech? – Il percorso di teshuv

Dopo la terribile caduta dei dodici esploratori, che tornarono dalla loro ricognizione in Eretz Israel portando una visione parziale, negativa e limitata della terra promessa.

Resisi conto del loro errore, avendo fatto teshuva ed avendo accettato la punizione di dover girovagare per quaranta anni nel deserto, gli esploratori e l?intero popolo ebraico, che aveva pianto inutilmente dopo le false notizie sulla terra di Israele, si preparano alla guerra dimostrando di voler conquistare Israele. Moshe sa che non sar? una spedizione di successo (Bemidbar 14, 39-45) ed infatti il popolo ebraico subir? perdite ingenti. E? difficile capire il perch? di questa sconfitta dal momento che sia gli esploratori, sia il popolo ebraico avevano vissuto un profondo percorso di teshuva e di pentimento. Read more

Parash? Tzav – Un fuoco perpetuo

Parash? Tzav – Un fuoco perpetuo

Leggiamo nella parash? di questa settimana che un fuoco perpetuo doveva bruciare sull?altare e non doveva mai spegnersi ( Levitico 6,6). Ovviamente non stiamo parlando di un fuoco qualunque ed il Talmud ci insegna che le fiamme avevano la forma di un leone e brillavano come raggi di sole (Yoma 21b). Secondo il Midrash questo fuoco ha bruciato ininterrottamente per 116 anni e non ha mai causato danni agli utensili sacri del Tempio o al legno dell?altare. Un fuoco naturale al di l? della natura che era capace di bruciare, ma non incendiare, di consumare ci? che andava consumato, come la carne dei sacrifici, senza creare danni collaterali.

Un fuoco perpetuo che traducendo la Tor? in italiano siamo portati a vedere come una fiamma che bruciava sull?altare, ?in esso?, ma che pu? anche essere visto come un fuoco che bruciava in ?lui? cio? all?interno della persona del kohen. Un fuoco che quindi bruciava nel ruolo del kohen, bruciava all?interno della sua consapevolezza del ruolo sacro che aveva per se stesso e per il popolo ebraico, un fuoco che allo stesso tempo era identit? viva, ininterrotta ed azione vitale. Un fuoco che significava la capacit? di rinnovare quotidianamente il senso del sacrificio, della ritualit?, facendo in modo che non diventasse mai uno sterile rito quotidiano, proprio perch? il kohen aveva la consapevolezza del calore di quello che faceva e della luce brillante, Superiore, alla quale si riferiva.

Un fuco che brucia per 116 anni ? il miglior antidoto per comprendere che al di l? della precisione del rito esiste la nostra relazione con Dio che nel rito deve trovare il proprio spazio di espressione e non il proprio limite.

Parash? Shoftim – Una societ? giusta

Parash? Shoftim – Una societ? giusta

La parasha di questa settimana affronta il tema del sistema giudiziario all’interno del popolo ebraico alla vigilia del suo ingresso in terra di Israele quando si sta trasformando da popolo nomade in popolo stanziale con tutto il peso ed i diritti che implicano la costruzione di una societ? giusta ed equa. Quando si affronta il tema della amministrazione della giustizia e della gestione delle controversie all’interno dei futuri cittadini di Israele viene indicata la necessit? di recarsi “nel luogo scelto da Dio” per interrogare i sacerdoti, i leviti ed il giudice “che ci saranno in quei giorni” per sapere come applicare il giudizio dei maestri. Fondamentale ? capire il senso della espressione ” in quei giorni”, una indicazione di tempi e di applicazione del giudizio costantemente in armonia, quasi a dire che le parole dei maestri non possono essere avulse dal contesto in cui vivono.

Ma anche colui che cerca la giustizia deve esprimere il proprio impegno nell’alzarsi per cercare giustizia, nel salire verso il luogo scelto da Dio, nel non restare immobile, perch? una societ? giusta ? una societ? nella quale si accetta il movimento e non la staticit? del giudizio: il movimento di chi ? chiamato a giudicare ed il movimento di chi cerca giudizio e giustizia.

 

Parash? Balak – Il vero senso di un sacrificio

Parash? Balak – Il vero senso di un sacrificio

Perch? Bilam, il mago che il re di Midian Balak assolda per maledire Israele senza riuscirci, offre sacrifici a Dio? (Numeri 23,4)

Come mai nel suo tentativo di ingraziarsi il volere divino e volgerlo contro il popolo ebraico Bilam sceglie anche la strada dell?offerta sacrificale?

Il Maharal di Praga fa notare (Netivot Haolam, Netivot Haavod?) che nel momento in cui si offre un sacrificio a Dio questo gesto sta a significare la consapevolezza che da Dio tutto dipende ed a Lui tutto appartiene. Colui che offre un sacrificio dichiara con questa offerta che Dio ? Unico e che la sua unicit? sta anche nella sua onnipotenza e potenza nei riguardi di tutto il creato. Per questo motivo la qualit? stessa del sacrifico ha la sua importanza: non si tratta di un atto simbolico come prov? ad insegnare Caino agli albori della storia del rapporto tra uomo e Dio, bens? cosa si offre ? importante almeno quanto il modo in cui si offre un sacrificio. Offrire un korban significa esprimere con cuore puro la propria volont? di vicinanza all?Eterno, il proprio omaggio sincero che se eccessivo, se troppo sfarzoso pu? diventare un messaggio distorto rispetto al vero sentimento di religiosit? richiesto per il rito del sacrificio stesso.

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Parash? Behaalotech? – Il ruolo di un maestro

Parash? Behaalotech? – Il ruolo di un maestro

La parash? dei Behaalotech? contiene la descrizione della consacrazione dei Leviti al servizio divino e molti sono i versetti che si occupano della cerimonia di consacrazione e del senso della missione dei Leviti all?interno del popolo ebraico e nel rapporto con Dio stesso.

Al capitolo 8 del libro dei Numeri al versetto 14 ? scritto chiaramente che: ?Cos? separerai i Leviti dagli Israeliti ed i Leviti saranno miei.[?]?

Il senso di questo ?possesso? ? cos? commentato da Ibn Ezra che afferma che si tratta di ?un grande onore? perch? ?miei? implica il senso che essi saranno ?devoti a me? dice Dio e questo esprime un grande livello di spiritualit?. Sforno sottolinea che ?miei? significa che loro ed i loro discendenti devono essere pronti a compiere il mio servizio e questo significa che il loro ruolo dovr? essere cos? fortemente interiorizzato in loro da potersi trasmettere di generazione in generazione, perch? loro saranno indissolubilmente legati a Dio.

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