Parash? Devarim – L’insegnamento ebraico

Parash? Devarim – L’insegnamento ebraico

Il libro del Deuteronomio, Devarim, ? l’ultimo libro del Pentateuco, quello che pi? di ogni altro esprime la necessit? della partecipazione e della responsabilit? umana per attuare pienamente il progetto divino nel mondo.

Rav Shimshon Refael Hirsch spiega che Devarim ? il libro che avrebbe accompagnato Israele nella sua nuova vita dal deserto alla costruzione di una societ? ebraica in Eretz Israel. ? il libro degli insegnamenti morali, della legge, della presenza divina che smette di essere sovrannaturale come durante il cammino nel deserto e diventa quotidianit? o per meglio dire diventa obbligo di costruzione di una quotidianit? che si richiami costantemente al Divino.

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Parash? Nitzavim – Il patto di ognuno di noi

Ogni cultura concepisce forme diverse di relazione ed impegno tra le persone e le istituzioni. Noi ci rapportiamo alle persone ed alle istituzioni, per iscritto o oralmente, sia attraverso le emozioni, che l?intelletto, che la legge. In questa parash? la Tor? pone di fronte a noi una formula diversa di impegno: il Patto.

Il Patto che formula la Tor? prevede la necessit? di due parti, chiaramente differenziate ed obbligatoriamente presenti, che accettano il patto in modo esplicito. Da un lato abbiamo Dio, dall?altro il popolo di Israele composto da persone che, nel momento in cui viene stipulato il Patto, si rivolgono a Dio al singolare come se fossero un unico individuo. Il patto si realizza sempre tra due parti che mantengono la loro indipendenza ma che non sono obbligatoriamente uguali o reciprocamente equivalenti. Il concetto di Patto ? applicabile al rapporto tra Dio e l?uomo, a quello di un uomo con sua moglie, a quello tra due uomini o a quello tra istituzioni con usi ed ideologie differenti: due uomini o entit? ?uguali? non hanno bisogno di un patto. Sarebbe inutile fare un patto con se stessi.

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Parashat Ki Tavo – Onest? verso le proprie origini

Il senso profondo del proprio cammino e l?onest? verso le proprie origini permeano profondamente l?apertura della parash? di Ki Tavo.

La cerimonia dell?offerta delle primizie, bikkurim, che si portavano al Tempio e si consegnavano al cohen era accompagnata da una dichiarazione che era allo stesso tempo un preghiera di ringraziamento, un momento di onest? identitaria e la presa di coscienza dei propri limiti umani.

Deuteronomio 26, 4: ?Allora il sacerdote prender? il paniere dalle tue mani e lo deporr? davanti all’altare dell’Eterno, il tuo DIO; e tu rispondendo dirai davanti all’Eterno, il tuo DIO: “Mio padre era un Arameo sul punto di morire; egli scese in Egitto e vi dimor? come straniero con poca gente, e l? divent? una nazione grande, potente e numerosa. Ma gli Egiziani ci maltrattarono, ci oppressero e ci imposero una dura schiavit?. Allora gridammo all’Eterno, il DIO dei nostri padri, e l’Eterno ud? la nostra voce, vide la nostra afflizione, il nostro duro lavoro e la nostra oppressione. Cos? l’Eterno ci fece uscire dall’Egitto con potente mano e con braccio steso, con cose spaventose e con prodigi e segni; ci ha poi condotti in questo luogo e ci ha dato questo paese, paese dove scorre latte e miele. Ed ora, ecco, io ho portato le primizie dei frutti del suolo che tu, o Eterno, mi hai dato!”.

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Parash? Ki Tez? – Il rispetto della dignit? femminile

? Se vedi tra i prigionieri una donna di bell’aspetto e ti piace tanto da volerla prendere per tua moglie,?la condurrai a casa tua, ed ella si rader? il capo e si taglier? le unghie, si lever? la veste di prigioniera, abiter? in casa tua e far? cordoglio per suo padre e sua madre un mese intero; poi entrerai da lei, e sarai suo marito e lei tua moglie.? (Deuteronomio 21, 11-13)

La Tor?, nella parash? di Ki Tez?, apre alla terribile ipotesi che un soldato possa invaghirsi di una prigioniera di guerra.

Conoscendo profondamente l?animo e gli istinti umani la Tor? non nega la natura dell?uomo, non fugge nemmeno di fronte ai suoi pi? bassi istinti, ma proprio perch? non li nega entra prepotentemente nell?orizzonte umano per portare quegli istinti ad un livello diverso, verso una reale sacralit?.

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Parash? Shoftim – Cosa occorre per un governo ideale?

Seguendo le tematiche di tutto il libro di Devarim, che riguardano lo sviluppo di una societ? ideale in terra di Israele, questa parash? si chiede di cosa abbia bisogno un gruppo di persone per acquisire il carattere di ?societ??. E? forse sufficiente parlare la stessa lingua, abitare in spazi contigui ed avere referenti comuni? La Tor? risponde enumerando i capisaldi che sosterranno una societ? armonica, colonne su cui ci si appogger? per crescere e per dirimere i propri conflitti, per applicare la giustizia e per condividere e realizzare sogni ed ideali comuni.

?Giudici e poliziotti porrai per te in tutte le citt? che l?Eterno tuo Dio assegner? alle tue trib??.

In primo luogo, una societ? richiede una Legge, un potere Giudiziario, Giudici che distinguano tra il compimento e la trasgressione, che siano capaci di interpretare la Legge, di applicarla in ogni contesto e di creare una giurisprudenza partendo da essa. Nel corso della storia ebraica ci sono stati tribunali magnifici ed in talune occasioni, come nell?epoca in cui viviamo, il ruolo dei giudici ? stato svolto da filosofi, studiosi e rabbini. La sostanza prevale sulla forma: pu? esercitare la giustizia solo colui che, pi? degli altri, dedica la sua vita alla sapienza ed alla santit?.

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