Tag: Deserto
Parashà Terumah – commento video di Rav Pinhas Punturello
Parashà Vaierà – La discendenza di Abramo
I versetti del capitol 21 della Genesi che raccontano della cacciata di Hagar, concubina di Avraham, e di loro figlio Yshmael non sono di facile lettura.
(Genesi 21:9-21)
“ E Sara vide che il figliuolo partorito ad Avraham da Agar, l’egiziana, rideva; allora ella disse ad Avraham: «Caccia via questa serva e il suo figliuolo; perché il figliuolo di questa serva non ha da essere erede col mio figliuolo, con Isacco» E la cosa dispiacque fortemente ad Abrahamo, a motivo del suo figliuolo.”
Sara, la stessa che a suo tempo ha voluto che Avraham concepisse un figlio con la sua serva Hagar, dopo aver partorito un suo figlio naturale, Itzhak, vuole che il primogenito del marito venga mandato via dalla loro casa verso un destino poco certo e con pochissime probabilità di sopravvivenza. Perché? Perché Sara lo ha visto ridere e secondo l’interpretazione dei nostri maestri, Rashi in primo luogo, quel ridere si riferisce a comportamenti idolatri, immorali se non vicini all’assassinio. E’ chiaro agni occhi di Sara il pericolo educativo e morale rappresentato da Yshmael, fratello maggiore, nei confronti del fratello minore, Itzhak, appena nato.
Continue reading “Parashà Vaierà – La discendenza di Abramo”
Prepararsi per Sukkot in India
La festa ebraica di Sukkot è già iniziata, e le comunità di Shavei Israel si sono preparate in tutto il mondo per le celebrazioni. Sono state infatti costruite le capanne come ricordo degli accampamenti nel deserto degli Israeliti in fuga dall’Egitto. In generale, gli ebrei mangiano, dormono e festeggiano in queste capanne per i 7 giorni di Sukkot.
Qui vi presentiamo alcune foto del processo di costruzione delle capanne, e iniziamo con i Bnei Menashe dell’India. Le foto sono state inviate dal Manipur dalla nostra corrispondente Meital Singson.
Parashà Ekev – Il lavoro dell’uomo
Al capitolo 8 del Deuteronomio, dal versetto 3 in poi, nella parashà settimanale di Ekev troviamo scritto:”[…] Egli (Dio) poi t’ha nutrito di manna che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuta, per insegnarti che l’uomo non vive soltanto di pane, ma vive di tutto quello che la bocca dell’Eterno avrà ordinato.”
Forte è, quindi, il richiamo ad una consapevolezza spirituale anche nella materialità: la manna, il nutrimento che viene dal cielo, è sì un elemento che nutre il corpo e sazia la fame, ma è indiscutibilmente un dono di Dio, qualcosa che scende dalla “bocca di Dio”.
La manna rappresentava l’incontro tra il naturale senso di sazietà che però ha una origine soprannaturale, una costante presenza dell’aiuto e della attenzione divina nei confronti del popolo che stava attraversando il deserto, cammino che sarebbe durato quaranta anni.
Parashà Chukkat – L’arte e il potere della parola
In questa parashà il popolo di Israele continua a vivere nel deserto sperimentando diverse crisi che dimostrano che se non si supera mentalmente la condizione di schiavo non si può divenire liberi.
Ad un certo punto viene a mancare l’acqua e le persone e gli armenti soffrono la sete. In questo specifico momento appare, come per altre volte, il fantasma del passato: “E perché ci hai fatto uscire dall’Egitto, per portarci in questo luogo che non è un luogo ricco di fichi, vite e melograno e dove non c’è acqua da bere.” Alla presenza di una difficoltà il popolo dimentica nuovamente che in Egitto il cibo non era assicurato, dimentica che il prezzo per esso era la schiavitù.
Moshé ricorre un’altra volta a Dio. Dio gli dice di usare la parola come strumento per far scaturire l’acqua da una roccia. Moshé non si attiene alle indicazioni ricevute. Non ci è chiaro perché lo faccia, però, invece di parlare alla roccia la colpisce per ben due volte. Dio giudica l’azione di Moshé come una profanazione: “non ebbero fede in me per santificarmi di fronte gli occhi dei figli di Israele…” e condanna Moshé ad un castigo terribile. Moshé, colui che fece uscire il popolo dalla schiavitù, che sognò e fece sognare la terra di Israele, non potrà entrarvi, dovrà morire senza vederla per non aver permesso che il flusso improvviso dell’acqua fosse un atto di santificazione di Dio ed un atto di fede.
Continue reading “Parashà Chukkat – L’arte e il potere della parola”
Parashà Korach – Quando i bassi istinti governano la ragione
La crisi che si scatena in questa parashà è, nei fatti, una crisi di autorità. Nella parashà precedente la disperazione e la mancanza di fede hanno fatto sì che la generazione del deserto non sarebbe entrata nella terra di Israele e avrebbe vagato per quaranta anni nel deserto.
La leadership su tutto il popolo era gestita personalmente da Moshe fin da prima dell’uscita dall’Egitto. Il popolo non aveva preso nessuna decisione per conto proprio: era stato forzato alla liberazione, gli era stato imposto un ruolo ed un modo di vita e, a prescindere della sua volontà, si era determinato per lui un destino.
Probabilmente, se fosse stato consultato preventivamente, il popolo di Israele non avrebbe organizzato l’uscita dall’Egitto, né avrebbe scelto Moshé come proprio leader. Ma ancora di più: non avrebbe agito e non avrebbe scelto.
Continue reading “Parashà Korach – Quando i bassi istinti governano la ragione”
Parashà Behaalotechà – commento video di Rav Pinhas Punturello
Shabbat Shalom!
Parashà Bemidbar – commento video di Rav Pinhas Punturello
Shabbat Shalom!
Parashà Bemidbar – Un nuovo rapporto con Dio
Il libro dei Numeri che cominceremo a leggere questa settimana si apre con questa espressione: “ E Dio parlò a Mosè nel deserto del Sinai nell’Ohel Moed (la tenda della radunanza)…”. Questa espressione che apre di fatto un nuovo libro della Torà contiene in sé una espressione non del tutto nuovo ma profondamente significativa.
Moshè ha, per così dire, incontrato Dio in altre occasioni ed in altre occasioni ha dimostrato il proprio livello di profezia e di contatto con Dio.
Il primo contatto tra Dio, Moshè e la sua capacità profetica è avvenuto di fronte al roveto che bruciava senza consumarsi, in Esodo 3,2: “Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava. 3 Mosè pensò: “Voglio avvicinarmi a vedere questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?”
Continue reading “Parashà Bemidbar – Un nuovo rapporto con Dio”