Parash? Ki Tiss? – Quando si confonde la sicurezza con l’inerzia

Prima di salire sul Monte Sinai, Mosh? avverte il popolo di Israele che vi rester? per quaranta giorni e quaranta notti, ovvero per il tempo in cui il Creatore gli doner? la Tor? che egli dovr? insegnare al Suo popolo.

?E Mosh? tard??? dice la Tor? ed il Talmud interpreta che il ritardo fu di non pi? di sei ore: secondo il calcolo del popolo Mosh? avrebbe dovuto discendere all?alba, invece non apparve fino alla met? del giorno. Furono sufficiente sei ore fugaci per fare in modo che si consumasse una delle pi? grandi tragedie spirituali della storia del popolo di Israele. Avendo necessit? di sicurezza, un popolo che conservava la propria indole di schiavo, dovette crearsi una divinit? priva di volont? propria, che agisse su comando di coloro che l?avevano creata, fingendo di governare ed indirizzare.

Di fronte all?assenza di Moshe, di fronte alla lontananza dal suo carisma, l?angoscia non ammette scelte intermedie: il popolo si rivolge ad Aharon e gli chiede la costruzione di un vitello d?oro che diventi una divinit? da quel momento in poi. L?ansia pu? indurre a scelte radicali.

Di fronte ad un ritardo di sei ore, presi dalla disperazione, nessuno fu capace di pensare ad una soluzione transitoria che era invece cos? vicina: proprio Aharon, fratello di Moshe e sacerdote scelto dal Creatore, che aveva a sua volta un preparazione sufficiente per assumere completamente la guida del popolo fino al ritorno di Mosh?. Per? nessuno lo sollecit? in tal senso, anzi vollero che egli si assumesse la responsabilit? di costruire l?idolo che sostituisse non gi? Mosh?, ma Dio stesso.

Il fatto ? che presi dalla disperazione, allora come oggi, tendiamo a non vedere le soluzioni pi? vicine. L?intero popolo dimentica di guardare al proprio interno e rivolgendosi verso gli orizzonti alieni di altri popoli nemici, prende la decisione di imitarli. D?altronde questi dei alieni, gli dei degli altri, sono sempre a disposizione, non abbandonano, non si muovono, non hanno volont? e quindi sembra che non rappresentino nessun rischio.

Dobbiamo ricavare un insegnamento da questo avvenimento, specialmente ai nostri giorni: nel compiere la propria ricerca spirituale, molti membri del nostro popolo scartano implicitamente la tradizione che hanno ereditato, anche se di fatto non l?hanno mai osservata loro stessi; non le concedono nemmeno il beneficio del dubbio e si lasciano sedurre dalle pi? diverse dottrine estranee e lontane, le cui caratteristiche pi? importanti sono l?esotismo, l?estraneit? che rappresentano e l?efficacia che magari hanno nel contesto delle loro culture.

Dovremmo invece renderci conto della straordinaria efficacia che ha avuto il corpus normativo della Tor? lungo il corso di migliaia di anni e per tutta la nostra tradizione, per mantenere saldo il particolare legame che il popolo di Israele ha con il Creatore. Un corpus normativo che continua a fiorire adattandosi al contesto delle nuove esigenze, proiettando nel futuro quell?eredit? che da tempo immemorabile ci identifica.

One thought on “Parash? Ki Tiss? – Quando si confonde la sicurezza con l’inerzia

  • February 22, 2019 at 12:10 pm
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    Parash? di Ki Tiss?

    Nella parash? di Ki Tiss? ? descritto l?episodio del vitello d?oro, quando il popolo nell?accampamento d?Israele, dopo trentanove giorni da quando Mos? era salito sul monte Sinai, disperando del suo ritorno chiese ad Aronne di fare per loro una divinit? che li guidasse perch? non sapevano cosa era successo di Mos? (Shem?t, 32:1).
    Il Midr?sh racconta che Chur, figlio di Miriam, e quindi nipote di Mos?, aveva cercato di opporsi ed era stato ucciso. Rash? spiega (Shem?t, 32:2) che Aronne, al fine di rallentare la frenesia del popolo, aveva chiesto i loro gioielli d?oro pensando che le donne e i bambini non li avrebbero dati via cos? velocemente e nel frattempo Mos? sarebbe tornato.
    Rav Avraham Kroll nel suo commento alla parash? (Bifqudecha Asicha, p. 191) osserva che una differenza tra le generazioni che ci hanno preceduto e la nostra ? che gli antichi rinunciavano all?oro alla ricerca della divinit?, mentre la nostra generazione rinuncia alla divinit? per l?oro. Egli aggiunge che ? incredibile che dopo quaranta giorni dopo aver ricevuto la Tor? durante la rivelazione del Sinai ed aver sentito la voce del Signore gli israeliti avessero potuto fare un vitello d?oro. Cita anche il Nachmanide che scrive che nessuno per quanto sciocco poteva pensare che un idolo fatto con l?oro degli orecchini li aveva fatti uscire dall?Egitto.
    Per quanto gravissimo, il peccato del vitello d?oro fu perdonato. Mos? distrusse il vitello d?oro e lo ridusse in polvere che gett? nell?acqua. I colpevoli furono puniti e il popolo per espiare, don? oro, argento e bronzo e altro materiale per la costruzione del Tabernacolo e prosegu? il viaggio verso la Terra Promessa.
    La punizione al popolo d?Israele per il peccato degli esploratori fu pi? grave di quella per il peccato del vitello d?oro: tutta la generazione uscita dall?Egitto fu condannata a morire nel deserto (Bemidb?r, 14:22). Per quale motivo il peccato d?idolatria che ? il pi? grave di tutti fu punito meno di quello di mancanza di fiducia nell?Eterno che si manifest? durante la vicenda degli esploratori? Rav Kroll cita R. Yon? Ghirondi (XIII secolo, Spagna) che in un altro contesto spiega che per un peccato pi? grave ? pi? facile fare Teshuv? perch? ci si rende conto pienamente della enormit? dell?atto compiuto. Per un peccato meno grave il senso di colpa ? inferiore e il pentimento ? pi? difficile.
    Dopo il peccato del vitello d?oro quando gli israeliti si resero conto di quello che avevano fatto si sentirono psicologicamente distrutti. E questo li port? a unaTeshuv? completa. Lo stesso non avvenne per il peccato degli esploratori.
    A questo terribile senso di colpa contribu? il comportamento di Mos?. Quando scese dal Monte Sinai e vide il popolo che ballava attorno al vitello d?oro prese le due tavole della legge e le gett? ai piedi della montagna rompendole (Shem?t, 32:19). L?effetto fu drammatico e scioccante. Incidentalmente, il Talmud nel trattato Bav? Batr? menziona che le tavole di pietra erano quadrate: avevano un?altezza di sei palmi (circa 50 centimetri) e altrettanto di larghezza e tre palmi di spessore. Inoltre non erano arrotondate in alto come viene erroneamente mostrato in molti disegni. Secondo R. Chanin? ben Gamliel cinque comandamenti erano scritti su una tavola e cinque sull?altra. I Maestri insegnano che erano dieci per tavola.
    Rav Yosef Shalom Elyashiv (Divr? Aggad?, p. 194) scrive che le tavole della legge ricevute al Monte Sinai avevano una speciale particolarit? (Segull?). La parola del Signore era scolpita (char?t) sulla pietra. E cos? come le parole scolpite sulla pietra sono permanenti, anche la Tor? ricevuta al Monte Sinai sarebbe rimasta permanentemente nella memoria degli israeliti (Talmud trattato ?Eruv?n, 54a). E questo fu il motivo per cui Mos? le dovette rompere. Mos? vide che dopo il vitello d?oro il Nome del Signore sarebbe stato profanato se degli idolatri avessero potuto ricordare tutto e presentarsi come saggi di Tor?. Per questo Mos? procur? delle altre tavole della legge, di manifattura umana.
    La vicenda del vitello d’oro ci insegna inoltre la forza della Teshuv? – il ritorno (pentimento). Persino quando il libro ci dice ?hai sbagliato? non significa che non esiste una via d’uscita. Nonostante la gravit? del peccato, esiste sempre il modo per ritornare.
    (Basato sulle opere del Rebbe di Lubavitch adattato da Rav Shalom Hazan).

    Successivamente torna dal Sign-re quasi imponendogli di perdonare il popolo, “Altrimenti” dice Mos?, “cancellami dal Tuo libro che Hai scritto.? Il Sign-re perdona affermando tuttavia che gli effetti nefasti della gravissima colpa si ripercuoteranno per moltissime generazioni.
    Mos? fabbrica delle nuove tavole e sale di nuovo sul monte, dove il Sign-re incide la Sua parola sulle nuove tavole. L? vengono rivelati i cosiddetti tredici attributi della misericordia Divina. Di ritorno all?accampamento, il viso di Mos? splende talmente che egli lo deve coprire con un velo che rimuove solo parlando con il Sign-re e insegnando le Sue leggi al popolo.
    http://www.it.chabad.org/library/article_cdo/aid/1940706/jewish/Ki-Tiss-in-Breve.htm

    Una riflessione sul numero quaranta e sul vitello d?oro.

    Quaranta = (‘arba`iym) ?????? = Il primo ? insegnante ?? interiore (colui che ci fa vedere nel profondo) ? ? ? la sapienza, lo Spirito, la Parola di D-o, l?acqua viva ?. Si parte da dentro di noi.

    Quaranta ? lo stare alla scuola dello Spirito per crescere nella conoscenza del mondo spirituale.

    Il vitello d?oro:
    La gravit? di questo peccato si scopre all?interno della parola ?vitello? = ????? (eghel).
    Frantumiamo la parola ?vitello? (come ha fatto Mos?), e scriviamo
    ?? = ?? ? ? ??(?,?)
    ?? = ?? ??
    Cos? ????? = ????. ?? ? ? ?? ? ? ?
    Si vede ?? D-o ? annullato, spento, tagliato fuori ? ?? ? ? dal suo stato regale di guida ?.
    Il popolo ebraico, impaziente, incline alla dimenticanza, duro di cervice, ma pur sempre bisognoso di una guida, dimentica le opere prodigiose che D-o ha fatto per liberarlo dalla schiavit? di Egitto.

    E? davvero grave essere irriconoscente, rifiutare e dimenticare una persona?????
    Un atteggiamento del genere esclude una persona dalla propria vita, e colpisce al cuore anche
    D-o.

    Da un punto di vista biblico, il vitello (eghel) non ? proprio un bel segno!

    Shabbat Shalom,
    Giovanni

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