Il viaggio di una trib? dall’antico regno di Israele fino alle pendici dell’Himalaya – e ritorno in un Israele cambiato completamente, pu? essere descritto in un solo modo: miracoloso.
I Bnei Menashe, che discendono dal nipote di Giacobbe – Menasse, hanno una storia antica come la Bibbia stessa.
Dopo essere stati esiliati dall’armata Assira, gran parte della loro cultura e delle loro tradizioni si sono perse in questo viaggio lungo millenni verso i villaggi del Manipur, Mizoram e Chin nell’India rurale.
Nel 1948 ? nato, intanto, lo Stato di Israele, fondato da una comunit? oppressa e proveniente da tutto il mondo. E nel 1997, Michael Freund, Direttore delle Comunicazioni nel gabinetto del primo ministro Netanyahu, ha ricevuto una lettera dal Consiglio Regionale dei Bnei Menashe, dove spiegavano chi fossero e perch? volessero immigrare in Israele.?
Da allora, c’? stato un costante movimento tra lo Stato e l’organizzazione Shavei Israel, per aiutare i Bnei Menashe a stabilirsi in Israele e integrarsi nella societ? ebraica moderna.
Fino ad ora 3mila Bnei Menashe circa, hanno fatto aliy? grazie a Shavei Israel, altri 7mila attendono in India la loro opportunit? di ritornare a Zion. Fondi pubblici e privati sono stati impiegati per creare delle infrastrutture comunitarie e programmare la loro vita nella loro nuova casa. Questo include una piena educazione ebraica con corsi in ebraico – e ora un frasario prodotto da Shavei Israel per aiutare i nuovi immigrati a tradurre le frasi dalla loro lingua madre, il Kuki.
Il libro, che contiene centinaia di frasi, divise in una dozzina di categorie, vuole aiutare i nuovi arrivati nella loro transizione verso la societ? israeliana. Per i 7mila Bnei Menashe ancora in India, il libro verr? usato per rafforzare la loro conoscenza dell’ebraico, in vista della loro aliy?.
“Shavei Israel ? orgogliosa di pubblicare il primo frasario ebraico-kuki” ha detto il fondatore e presidente di Shavei Israel Michael Freund. “E’ parte dei nostri sforzi per raggiungere i Bnei Menashe dell’India nord orientale e assisterli nella loro ri-connessione al popolo ebraico dopo 2700 anni di esilio”.
di Simcha Tamkin