Parash? Ekev – Il lavoro dell’uomo

Al capitolo 8 del Deuteronomio, dal versetto 3 in poi, nella parash? settimanale di Ekev troviamo scritto:”[?] Egli (Dio) poi t?ha nutrito di manna che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuta, per insegnarti che l?uomo non vive soltanto di pane, ma vive di tutto quello che la bocca dell?Eterno avr? ordinato.?

Forte ?, quindi, il richiamo ad una consapevolezza spirituale anche nella materialit?: la manna, il nutrimento che viene dal cielo, ? s? un elemento che nutre il corpo e sazia la fame, ma ? indiscutibilmente un dono di Dio, qualcosa che scende dalla ?bocca di Dio?.

La manna rappresentava l?incontro tra il naturale senso di saziet? che per? ha una origine soprannaturale, una costante presenza dell?aiuto e della attenzione divina nei confronti del popolo che stava attraversando il deserto, cammino che sarebbe durato quaranta anni.

Nello stesso capitolo del Deuteronomio, di conseguenza nella stessa parash?, ai versetti 8,9,10 appare la terra di Israele: ?[?] paese di frumento, d?orzo, di vigne, di fichi e di melagrani; paese d?ulivi da olio e di miele; paese dove mangerai del pane a volont?, dove non ti mancher? nulla; paese dove le pietre son ferro, e dai cui monti scaverai il rame. Mangerai dunque e ti sazierai, e benedirai l?Eterno, il tuo Dio, a motivo del buon paese che t?avr? dato.? Dal deserto alla terra di Israele, dal soprannaturale di un nutrimento che scende dal cielo ad un paese da coltivare e che potenzialmente potr? offrire frumento, orzo, vigne, fichi, melagrani, olio e miele. Ma proprio questi prodotti, frutto del lavoro dell?uomo, non devono trarre in inganno ed ecco che il versetto 10 ci ricorda: ?Mangerai dunque e ti sazierai, e benedirai l?Eterno, il tuo Dio, a motivo del buon paese che t?avr? dato.? Il lavoro ? umano, la benedizione del lavoro ? frutto del prodotto del lavoro stesso, ma anche essa risiede nella pi? nascosta ma non meno significativa benedizione che viene dal Cielo, elemento non diverso dalla manna stessa.

Sembra quasi che questi versetti cos? vicini in questa nostra parash? educhino l?uomo a saper guardare gli eventi intorno a lui ed a comprenderne il senso profondo: la manna che appare un dono immateriale contiene in s? la materialit? del nutrimento, cos? come la terra i cui frutti saranno prodotto del lavoro materiale dell?uomo contiene in s? la benedizione divina, senza la quale non ha senso nessun lavoro umano: non ? certo un caso che i versetti 10 del capitolo 8 del Deuteronomio siano il fondamento ed il nucleo centrale della birkat hamazon, la benedizione dopo il pasto, precetto che non solo esprime il senso della gratitudine, ma anche la consapevolezza ebraica nel guardare il cielo e la terra con la giusta prospettiva. Il Cielo ? la fonte della benedizione, ma non si pu? vivere di solo attese dal cielo, la terra ? il luogo del nostro impegno e del nostro lavoro, ma sarebbe assurdo pensare che tutto dipende solo da questo e che non ci sia bisogno di una benedizione dall?Alto.

In questo senso potremmo dire che quando eravamo nel deserto e volevamo mangiare pane, alzavamo gli occhi al cielo per pregare e ricevere la manna, da questa parash? in poi, mentre entriamo in terra di Israele lo sguardo degli ebrei si abbassa verso la terra stessa, verso Eretz Israel: da lei dobbiamo ricevere il pane, lavorando la terra che ci doni il grano, una terra che per? la volont? divina rende potenzialmente fertile per noi e cos? lo sguardo ritorna verso il Cielo.

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